Maurizio Miceli ha perso il ricorso contro Giacomo Tranchida.
A maggio scorso Tranchida ha totalizzato 11.364 voti, pari al 42,45% delle preferenze espresse dall’elettorato trapanese, mentre il candidato Maurizio Miceli ha ottenuto n. 9.968 voti pari al 37,23%.
Miceli aveva presentato ricorso lamentando alcune presunte irregolarità avvenute in 29 sezioni. Tranchida e i 4 consiglieri comunali si erano opposti.
Oggi, la decisione del Tar. "Il ricorso - scrivono i giudici - non è fondato". Scrive il Tar che nel ricorso di Miceli: "in generale, sono segnalati e lamentati errori materiali irrilevanti, dovuti ad una inesatta verbalizzazione, ai quali
tuttavia il ricorrente non aggiunge alcun ulteriore elemento per corroborare la presunta influenza sul risultato elettorale". "Né, d’altro canto - aggiungono - il ricorrente ha allegato un principio di prova idoneo a dimostrare che gli errori anche di trascrizione riscontrabili dai verbali sezionali abbiano inciso sul risultato elettorale a suo sfavore".
Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Sicilia, Sezione Prima, ha esaminato sezione per sezione i casi denunciati da Miceli, non trovando irregolarità, e ha rigettato il ricorso, condannando Miceli a pagare le spese di giudizio di Tranchida, 3500 euro, dell'assessore Pellegrino, 3500 euro, dei consiglieri Bianco Anna Lisa, Poma Giusy Elenia, Carpinteri Giovanni, Peralta Giuseppe, Grignano Angela, Barbara Daniela, La Barbera Claudia, Daidone Salvatore, Genco Andrea, Parisi Giovanni Antonino: 3000 euro.
Oltre quello di Maurizio Miceli era in discussione al Tar anche il ricorso di Giovanna Romano, prima dei non eletti nella lista denominata “Amo Trapani”. Ricorso dichiarato inammissibile.