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05/12/2023 09:06:00

Petrosino, truffa sui contributi europei per la pesca. Imprenditore arrestato 

10,30 - Arriva a Tivoli, da dove è stata emessa l'ordinanza, ma è partita dalla Procura di Marsala l'indagine che oggi ha portato all'arresto di un imprenditore e alla misura dell'obbligo di dimora per altri due. Sono tre imprenditori coinvolti in una truffa sui contributi comunitari della pesca.

L'indagine, dicevamo è nata dalla procura di Marsala, in particolare è stata svolta dal Sostituto procuratore Maria Milia. Quando sono stati accertati gli elementi della frode all'Unione europea, l'indagine è passata di competenza agli uffici della procura europea, a Palermo, la EPPO (acronimo di European public prosecutor's office). La Eppo esiste dal 2021, ed è una struttura investigativa comune ad alcuni Stati europei, per tutelare il bilancio comunitario contro le frodi e sfruttando il lavoro congiunto dei singoli Paesi. I procuratori europei possono fare indagini sui finanziamenti provenienti dall'Europa e diretti verso i singoli Stati verificandone il corretto utilizzo e gli eventuali reati commessi. Come nel caso dell'indagine di oggi, una truffa da 4,5 milioni di euro a Unione europea, Stato e Regioni Sicilia, Lazio e Toscana. Quindi, ricapitolando, l'indagine nasce e si sviluppa a Marsala, viene recepita dalla Eppo, da lì la richiesta delle misure cautelari, per competenza, al Gip del Tribunale di Tivoli.

Questo perchè gli indagati nell’inchiesta Goldfish sono sei persone operanti in tutta Italia, ma con sede nella provincia di Roma e riconducibili a società con sedi a Petrosino, Roma, Guidonia e Piombino che operano nel campo dell’acquacoltura con una filiera che parte dall’allevamento dell’avannotto fino alla produzione di sushi per supermercati e ristoranti.

Al centro delle indagini della Procura di Marsala, e del nucleo di Polizia economico-finanziaria di Trapani, contributi a fondo perduto alle società coinvolte a valere sul Programma operativo del Fondo europeo per gli affari marittimi e per la pesca 2014/2020, per progetti relativi alla realizzazione o al riattamento di siti produttivi.

 

09,00 - I  finanzieri del Comando Provinciale di Trapani hanno dato esecuzione ad un provvedimento cautelare con cui il G.I.P. del Tribunale di Tivoli, su richiesta della Procura Europea, ha disposto l’applicazione di misure cautelari nei confronti di 3 imprenditori (uno posto agli arresti domiciliari e 2 attinti dalla misura coercitiva dell’obbligo di dimora nel comune di residenza) nonché il sequestro di somme e beni per un valore mcomplessivo di circa 4,5 milioni di euro, nei confronti di 6 soggetti operanti in tutta Italia, ma con sede nella provincia di Roma.

Agli imprenditori coinvolti sono riconducibili una serie di società, con sedi in Petrosino, Roma, Guidonia e Piombino, ed operatività diffusa sul territorio nazionale nel campo dell’acquacoltura, costituenti una vera e propria filiera che parte dall’allevamento dell’avannotto fino alla produzione di sushi per supermercati e ristoranti.

Le indagini, eseguite dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Trapani, hanno riguardato i contributi a fondo perduto, di origine europea, nazionale e regionale, per un ammontare complessivo di circa 4,5 milioni di euro, concessi dalle Regioni Sicilia, Lazio e Toscana alle diverse società coinvolte, a valere sul Programma Operativo F.E.A.M.P. (Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e per la Pesca) 2014/2020, per progetti relativi alla realizzazione/riattamento di siti produttivi.

Gli elementi acquisiti hanno consentito di ipotizzare un meccanismo fraudolento consistito nell’affidamento dei lavori da parte delle società beneficiarie dei contributi, ad una sola ditta, solo apparentemente terza ma, di fatto, avente stessa compagine societaria delle committenti, e che, quindi, è risultata essere meramente interposta tra le stesse ed i reali fornitori, in violazione della normativa comunitaria e nazionale di settore.

Ciò ha permesso una fittizia maggiorazione delle voci di costo ai fini della rendicontazione finale attraverso la sovrafatturazione delle spese oggetto dei contributi pubblici, che ha consentito all’organizzazione di massimizzare l’entità dei fondi erogati dalle sopracitate Regioni.

È stato, infine, dimostrato come i profitti del reato delle truffe confluissero nei conti della società interposta, al cui amministratore di diritto veniva solo fittiziamente attribuita la titolarità.

I reati contestati ai 6 soggetti sono, a vario titolo: associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori.