Inizia oggi la serie “I fatti dell’anno”. Ripercorriamo, come facciamo ogni anno, i principali fatti del 2023 in Sicilia e soprattutto in provincia di Trapani. Un anno ovviamente intenso per il territorio. Dall’arresto di Matteo Messina Denaro, al caldo record, ai femminicidi, e poi le inchieste giudiziarie che hanno scosso politica e sanità, i fatti di cronaca e di politica.
Iniziamo la serie, oggi, con una fotografia di questi giorni. E’ un incendio divampato pochi giorni fa, a dicembre, in provincia di Trapani, ad Erice. Un rogo fuori stagione ma che testimonia, mai come quest’anno, quali effetti ha il cambiamento climatico nel nostro territorio. Con estati lunghissime e infuocate, emergenze continue per gli incendi, e danni enormi per l’agricoltura.
CALDO RECORD
In Sicilia così come in provincia di Trapani è stato un anno caldissimo e con poche piogge. Il picco si è registrato a luglio, quando per settimane la colonnina di mercurio in tutta la Sicilia ha superato i 40 gradi. In alcune zone si sono sfiorati i 50 gradi.
Nel clou del caldo record si sono registrate continue interruzioni dell’energia elettrica che hanno creato non pochi problemi nelle strutture pubbliche, soprattutto quelle più sensibili come gli ospedali. Danni anche alle imprese e alle attività commerciali, sia per i guasti ai macchinari che per i prodotti, soprattutto nel campo della ristorazione, che sono andati persi. In quei giorni infernali un uomo è morto perchè ha cercato refrigerio in una vasca di irrigazione ma non è riuscito a risalire.
INCENDI, L’INFERNO SICILIANO
Sono centinaia gli incendi che si sono registrati durante il 2023 in Sicilia. A luglio, settembre e ottobre si sono vissuti giorni a dir poco infernali. La Sicilia ha bruciato e a lungo a causa delle alte temperature e dei venti di Scirocco che hanno alimentato le fiamme appiccate dai piromani. A Luglio l’inferno di fuoco che ha assediato Palermo, con incendi che sono durati giorni. Nell’estate 2023 il 3% del territorio palermitano è andato a fuoco.
Fare il resoconto di tutti i roghi è difficile, perchè non c’è stata zona della Sicilia che non sia stata risparmiata. Da Palermo ai Nebrodi, alle Madonie, e poi il Trapanese. Con turisti che scappano dalle strutture, persone che abbandonano le case, ci sono anche vittime, gente che muore bruciata mentre tenta di fuggire. E’ il caos a luglio.
E a settembre, quando l’estate e il rischio roghi sembrava passato, ecco che le fiamme si ripresentano, ancora una volta in maniera devastante.
Un lungo fronte di fuoco che colpisce ancora una volta ogni zona della Sicilia, “sorpresa” dalle temperature elevate di settembre. Ma non finisce così, perchè anche ottobre è un mese ricco di roghi. In questi mesi migliaia di operatori, dai vigili del fuoco ai forestali, ai volontari, hanno operato incessantemente. Ma ci sono state anche polemiche per alcune lacune per la gestione a livello politico del sistema antincendio.
I DANNI ALL’AGRICOLTURA
Tra caldo, siccità e peronospora. E’ stato un anno orribile per l’agricoltura siciliana. Le alte temperature hanno letteralmente bruciato (anche se non colpite direttamente dagli incendi) ettari ed ettari di coltivazioni. In provincia di Trapani ha sofferto particolarmente il settore della viticoltura, colpito, come non accadeva da anni, dalla peronospora. Una produzione, quella trapanese, che in media è scesa del 40% rispetto all’anno scorso, quando già si erano registrate perdite. I danni subiti dal settore agricolo in Sicilia ammonta, secondo i calcoli della regione, a 350 milioni di euro.
In queste settimane nel trapanese stanno protestando i viticoltori, che chiedono aiuti concreti e immediati per centinaia di produttori, più tutto l’indotto, che hanno vissuto un anno di forte crisi per l’emergenza climatica.