"Se tu non ti occupi di politica la politica si occuperà di te", una frase ad effetto in parte vera e non ho idea chi l’abbia partorita ma che sento da sempre. Ritorno a casa dopo pochi giorni in giro per lavoro, la bellezza dei confronti del parlare e ascoltare su temi vari, per fortuna divagando spesso, altrimenti sai che noia, e di tutto questo prendo appunti, segno, magari cose così, ma sempre utili.
L'altra sera dopo la pausa di Natale è tornato in prima serata Propaganda live su la7, nel palinsesto anche una intervista al regista Marco Bellocchio, e nonostante la stanchezza resisto e attendo. Finalmente arriva lui e credo ci fosse grande aspettativa - è pur sempre Bellocchio, regista militante impegnato di sinistra e non vado oltre -. Premessa doverosa, come spesso Diego Bianchi sottolinea, il suo programma forse vince l’Oscar per approfondimento e analisi della sconfitta di quell’area politica che è
la sinistra e il PD su tutti e lo fa con la sua squadra con ironia e senza fare sconti.
Si inizia con l’ultimo film che in Italia e all’estero miete premi e incassi al botteghino (lui amatissimo in Francia), e poi la prima domanda su quanto accade da noi partendo dalla cronaca e comincia un balbettio pause e cose dette e smozzicate, e comprende il
conduttore, capiamo noi pubblico, che quello spazio dedicato a lui sarà di fatto di una lentezza imbarazzante.
Vi invito a recuperare l’intervista (a Bellocchio qui), è plastica la sensazione di questi riferimenti a sinistra, che forse non hanno più motivo di esistere. Non puoi esprimere “solamente” il tuo impegno all’interno della bolla del tuo mondo, non puoi “cercare” un partito di riferimento o peggio alla seconda domanda chiamarti fuori in quanto non più militante, forse questa comunità attendeva altro: un pensiero diverso, una proposta.
E invece il nulla o quasi. Ho sempre vissuto a sinistra e come punto di vista la strada, mai frequentato salotti - non che non siano comodi, ma mettiamola così, danno allo spettatore altre visioni - e oggi in un momento di grande difficoltà, è chiaro che i riferimenti intellettuali e creativi non possono essere solo quelli dell’intervista dell'altra sera.
C’è un mondo fuori da lì, nonostante tutto una parte di Comunità che si riconosce in determinati valori e con difficoltà prova, tenta nei pochi modi che ha a farli propri; quella comunità che desidera visioni, utopie, voltare pagina e non restare legata a dinamiche e dibatti che poco hanno prodotto.
Non conosco le logiche della politica e le sue regole, e fatico sentire mie le costanti divisioni e i dibattiti surreali conseguenti. Oggi più che mai devi avere quella sagacia di comprendere in velocità le necessità e il cambiamento e provare a dare risposte
coerenti, altrimenti hai perso per manifesta incapacità a farti intendere.
Riprendendo un pensiero di Italo Calvino «L’unica cosa che vorrei poter insegnare è un modo di guardare, cioè di essere in mezzo al mondo. In fondo la letteratura non può insegnare altro», mi viene da pensare che forse quel mondo a sinistra ha perso da tempo la capacità di guardare: non è sufficiente vedere, ma devi andare in profondità e una volta tornato a galla, dare anche risposte che siano convincenti.
Vivere nella bolla dell’egemonia culturale, non so a voi, a me provoca sbadigli feroci, non è una analisi politica dello stato dell’arte, non ne sono capace, ma il disagio dichiarato di chi sente che tutto sta andando a rotoli.
E comunque temporeggiando su cosa sia meglio fare - vedere o guardare - l’idea di tornare alla letteratura che dona altre chiavi non è poi cosi peregrina. C’è un mondo di persone pronte a fornire un contributo: unire visioni e ascoltare, fuori da quella bolla.
Giuseppe Prode