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20/02/2024 07:00:00

La strage di Altavilla Milicia, tra deliri e fragilità

 La drammaticità dei fatti riguardanti la strage di Altavilla Milicia tocca dei temi vitali per le famiglie, che si sentono poste ad interrogarsi su diversi quesiti, partendo dal come sia possibile che la mano di un padre e di un marito possa agire al punto tale da sterminare una quasi intera famiglia coinvolgendo la figlia minorenne a danno della madre e dei fratelli stessi, per mezzo dell'aiuto di una coppia di conoscenti autoproclamatesi al potere dell'esorcismo.

Come è possibile che il pensiero religioso possa divenire un circuito delirante al punto tale da creare una strage? È un accadimento tremendo che lascia tutta la comunità esterrefatta e senza parole, oltre che per la crudeltà dei fatti anche per l'idea di voler liberare la famiglia dal male, facendo proprio alla stessa del male sino al punto di distruggerla. La morale religiosa che descrive l'importanza della famiglia e della costruzione della stessa nel rispetto dell'altro, si trova improvvisamente coinvolta in un circuito che potrebbe creare confusione o dubbio.

È importante però fare un’ importante distinzione fra quello che può essere un pensiero religioso e il delirio religioso o la patologia psichiatrica che possono descrivere i componenti della strage e che si è agganciata a dei capisaldi del pensiero religioso e forse cattolico, poiché si parla di preghiera, ma non si sa bene di quale. Omicidi di questo tipo, che coinvolgono anche i bambini all'interno di un contesto familiare e soprattutto che avvengono nei confronti dei componenti di coloro che proseguiranno la propria specie, si discostano oltre che dall’idea di cura verso l'altro, anche da quella di istinto di sopravvivenza e conservazione della propria specie oltre che della specie umana o della razza, che esula dall'istinto di autoconservazione di sé stessi e della propria integrità e di coloro che ci sono intorno.

 

 

Come riferisce anche Freud, l'autoconservazione rappresenta un istinto alla vita in antitesi alla pulsione di morte e permette di mantenere comportamenti istintivi volti alla spinta a proseguire l'esistenza, senza la quale gli esseri viventi non potrebbero esistere. In questo caso abbiamo invece un padre che stermina la propria famiglia chiamando in aiuto altri, con l'idea di esorcizzarla dalla presenza di Satana. Al momento non abbiamo diagnosi certa, che possa escludere anche quadri psicotici, ma l'aspetto culturale crea talvolta rigidi convincimenti e superstizioni popolari, che uniti alla gravità dei disturbi di personalità dei soggetti adulti coinvolti, è alla base prima del pensiero paranoide delirante e della strutturazione del pensiero magico onnipotente che li vedeva auto-istituirsi alla purificazione dal male e poi alle successive azioni iniziate con una sorta di preghiera e continuate in un escalation incontrollabile terminata nel massacro.

Un quadro orribile, uno scenario gravissimo e indescrivibile, che vede coinvolta una minore fragile e plagiata dal delirio di gruppo operato da persone a lei care, in un contesto chiuso e paranoicale, la cui comprensione del fatto oggi necessita di un processo delicato, che mirerà a mantenere la sua labile integrità mentale. Come reagirà la sua giovane mente nel momento in cui realizzerà l'accaduto? Come affronterà una società che potrebbe essere fortemente giudicante, soprattutto non avendo più punti di riferimento importanti familiari e vicini? Non dimentichiamo che il fatto ha coinvolto la sua stessa famiglia e che lei ha solo diciassette anni, quindi questa ragazza dovrà essere tutelata ed aiutata, anche dal contesto sociale, oltre che professionale, ad elaborare e risignificare la tragedia avvenuta e quello che in quel contesto familiare è successo anche prima del fatto, perché le tragedie non avvengono all'improvviso, ma hanno una storia. Nonostante il fatto sembri connesso con la religione è importante però che venga ben distinto un aspetto religioso e sacro, che caratterizza la popolazione con le sue diversità, da realtà che utilizzano il sacro ed alcuni punti cardini della religiosità influenzando menti già labili, che possono sfociare poi in fanatismi, dove non si distingue più “sé stessi dall'altro” e “dall'idea altra”, al punto tale da introiettare nella propria persona “l'idea altra come propria” senza più nessun filtro che differenzi il bene dal male e che permetta di fermare l'azione pulsiva aggressiva, piuttosto di rinunciare ad appartenere ad un gruppo.

La fragile personalità di individui poco definiti purtroppo può diventare vittima di idee balzane, che poi possono essere messe in atto, questo accade di abitudine, anche se per fortuna non con questa gravità. Così, non possiamo demonizzare la religione o la preghiera che possono essere di aiuto tante volte a tollerare le difficoltà, se però ben supportate da basi concrete e solide che permettono il controllo razionale degli istinti aggressivi e l'idea che l'altro possa avere un pensiero diverso da non spiegare con presenze demoniache. Purtroppo le difficoltà sociali e personali esistono e vanno affrontate non cercando cause o soluzioni mistiche, ma attivando risorse personali volte al benessere proprio ed altrui, per questo è importante lavorare sull'identità individuale, predisponendo risorse volte alla cura ed alla prevenzione psicologica.

“La cura” è necessaria partendo anche i giovani, di cui “il mondo adulto deve prendersi cura”, portandoli alla cultura del bello nelle sue diverse forme, alla identificazione delle emozioni e di quelle negative, alla loro rielaborazione e trasformazione grazie per esempio alle diverse forme di arte e di attività, come anche di volontariato. Una persona per definirsi matura ha sviluppato un Sé differenziato e individualizzato dall'altro che possa difenderlo e indurlo ad abbandonare anche situazioni pericolose, avendo il coraggio di denunciarle piuttosto che rimanerne incastrati. Questa deve essere la nuova forza da insegnare, cosicché la forza emotiva e l'educazione al bello possano risignificare l'idea di forza fisica e di prepotenza che invece schiaccia od elimina l'altro.

 

Dott.ssa Anna Maria Tranchida
Psicologo e Psicoterapeuta