La comunità egadina ha celebrato oggi la Festa della Liberazione dal nazifascismo. In Piazza Europa a Favignana, alla presenza delle autorità civili e militari, il sindaco Francesco Forgione ha deposto una corona dinanzi la lapide ai caduti. Alla commemorazione hanno presenziato la presidente del Consiglio comunale Emanuela Serra, l'assessore Stefania Bevilacqua e numerosi consiglieri e semplici cittadini.
In apertura della cerimonia, Angelo Campo, rappresentante dell'Associazione Nazionale Partigiani Italiani, ha letto il monologo dello scrittore Antonio Scurati censurato dalla Rai.
Il sindaco Francesco Forgione, nel corso del suo intervento, ha sottolineato l'importanza dei valori di democrazia, uguaglianza e giustizia. "La libertà - ha detto - è una parola di cui oggi si abusa. Non ci è stata concessa, è stata conquistata con il contributo di donne e di uomini di destra, di centro e di sinistra che ripudiavano il fascismo perché fondato sulla violenza e sulla dittatura. La memoria - ha proseguito il sindaco - non è un rito stanco da depositare in un cassetto, deve vivere nell'impegno quotidiano per bloccare ogni tentativo autoritario, ogni restringimento delle libertà individuali e collettive, ogni vocazione che punta all'uomo forte come risolutore dei problemi negando la democrazia e la partecipazione come fondamento della vita sociale collettiva di un Paese".
Forgione ha ricordato anche le tante guerre in corso auspicando la pace. "Il mondo - ha detto - deve ripudiare la guerra sempre e comunque perché, come diceva un poeta, la fanno persone che si conoscono per fare morire uomini e donne che non si conoscono".
MARSALA. Questo l'intervento di Chiara Putaggio, durante le celebrazioni a Marsala, per ricordare, a nome della sezione A.N.P.I. di Marsala "Vincenzo Alagna", le tre partigiane marsalesi:
Francesca Alongi è figlia di Salvatore e di Angela Ingoglia, nasce a Marsala il 22 agosto 1927 e poi si trasferisce a Torino. È una studentessa. Entra a far parte dell’Ottava divisione autonoma Vall’Orco già giovane Piemonte sotto il comandante Giovanni Massucco “Casella”. Il suo grado è Staffetta, la qualifica: partigiana. Muore in combattimento a Montalenghe (TO) l’11 gennaio 1945. Ha 17 anni.
Bice Ceré è figlia di Antonino ed è Nata a Marsala il 10 settembre 1925.
È una partigiana della Divisione Bologna Montagna Lupo e in particolare fa parte della 62esima Brigata Garibaldi Pampurio già camicie rosse sotto il comandante Mario Bordoni. è operativa nel basso appennino bolognese tra la val savena e la val d’idice dal 1 gennaio 1944 al 21 novembre 1944. Muore a Ca’ di Guzzo (Castel del Rio – BO) in combattimento. Ha 19 anni. È ricordata nel sacrario di piazza Nettuno e nel Monumento delle cadute partigiane a Villa Spada.
Grazia Meningi è figlia di Bertolino Onofrio e Maria Genna ed è nata a Marsala il 3 novembre 1903. Come Francesca anche lei è residente a Torino ed entra a far parte del raggruppamento divisioni Matteotti “Giorgio Davito”, nella prima divisione Matteotti Monferrato Italo Rossi. È una staffetta partigiana operativa nella settima zona piemontese dal 12 maggio 44 al 7 giugno 45 col nome di battaglia di “signora Palmieri”. Faceva parte del gruppo dirigente della brigata. È l’unica sopravvissuta. E morirà a Imperia nel 1981.
Oggi ricordiamo queste tre ragazze che sono per sempre giovani. E non solo perché due di loro sono state uccise prima di compiere quella che allora era la maggiore età, ma soprattutto perché giovane è la loro battaglia. La libertà non invecchia mai. È giovane, fresca, sa di mare e di futuro. La violenza, la soverchieria, la prepotenza, la disparità, la ostentata divergenza sociale, la negazione delle opportunità invece sono tutte cose vecchie. Ebbene Francesca, Grazia, Bice sono giovani perché hanno compiuto una scelta giovane. Hanno deciso cosa fare e se oggi fossero qui con noi e vedessero il nostro tempo, anche ora saprebbero cosa fare. Ora che viene premiata una foto di una donna che stringe un bimbo avvolto in un lenzuolo. Un bimbo morto. Una donna che indossa un abito blu madonna, e un velo ocra sulla testa. Una donna della quale non conosciamo il viso, da di cui sentiamo il dolore, che non ha tempo e impone scelte giuste da fare.
Ora mi chiedo se questo tempo partorisce figli capaci di essere giusti, o almeno di compiere scelte giuste. Non basta riconoscere il dolore, anzi non serve farlo se si lascia perdurare l’ingiustizia. Noi non conosciamo i volti di queste tre ragazze, ma sappiamo che loro hanno saputo cosa fare. Hanno scelto la libertà. Hanno scelto di essere umane.
MAZARA. Mazara celebra la Liberazione dal nazifascismo. Insieme all’Anpi ila cerimonia al teatro Garibaldi e in via Fiorentino la scopertura della lapide dedicata al partigiano mazarese Vincenzo Modica “Comandante Petralia” con la presenza della figlia Gemma. Al monumento ai Caduti del lungomare, infine, manifestazione celebrativa.
PETROSINO. “Il 25 aprile, Festa della Liberazione, celebriamo la memoria di coloro che hanno lottato per la libertà dell’Italia dal giogo infame del nazifascismo. È un giorno per riflettere sul valore della democrazia e della resistenza contro ogni forma di oppressione e totalitarismo e ci consegna una ulteriore occasione per professare il nostro credo profondamente antifascista. Lo scrittore Antonio Scurati nel suo ormai noto monologo, ci ricorda gli eventi tragici e le figure eroiche di quel periodo, ma anche i metodi brutali e melliflui dei fascisti sottolineando come il fascismo fosse “un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista.” Quel periodo storico è certamente ormai lontano nel tempo, ma non la sua eredità. Per questo la lotta per la libertà e la giustizia è un impegno costante. Il 25 aprile non è solo una data storica, ma un simbolo vivente dell’impegno civile che continua nel presente e si proietta verso il futuro, poiché il compito di resistere al fascismo è un impegno che non si esaurisce mai. Ricordiamo e onoriamo il sacrificio dei partigiani e di tutti coloro che hanno contribuito alla liberazione dell’Italia, e riflettiamo su come possiamo, nel nostro piccolo, continuare a difendere i valori di libertà e giustizia per cui hanno combattuto". Così il sindaco di Petrosino, Giacomo Anastasi.