Oltre trent’anni di carcere sono stati invocati dal pm della Dda Pierangelo Padova per i sette imputati del processo, in corso davanti il Tribunale di Marsala, scaturito dall’operazione antimafia dei carabinieri “Hesperia”, che il 6 settembre 2022 vide finire in carcere o ai domiciliari presunti affiliati e fiancheggiatori di Cosa Nostra a Marsala, Petrosino, Mazara e Campobello di Mazara.
Le accuse a vario titolo contestate agli indagati (35 in tutto, con misure cautelari di varia natura) sono associazione mafiosa, estorsione, turbata libertà degli incanti (nelle aste al Tribunale di Marsala), reati in materia di stupefacenti, porto abusivo di armi, gioco d’azzardo e altro, tutti aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose.
La pena più severa (10 anni di carcere e 9 mila euro di multa) il pm della Dda l’ha chiesta per Stefano Putaggio, 51 anni, di Marsala. Queste le altre richieste: sei anni di carcere e 9 mila euro di multa per Vito De Vita, di 46 anni, cinque anni e 7 mila euro di multa per Riccardo Di Girolamo, di 45, cinque anni per Filippo Aiello, di 77, quattro anni e 6 mila euro di multa per Lorenzo Catarinicchia, di 43, anche loro di Marsala, un anno e mezzo ciascuno per Nicolò e Bartolomeo Macaddino, di 63 e 59 anni, di Mazara del Vallo.
Un altro imputato è deceduto nel corso del processo.
Circa un anno fa, in aula, una presunta vittima di estorsione ha negato di aver subito pressioni per pagare. “Non ho mai subito alcuna minaccia – ha detto, infatti, l’agente di commercio marsalese Giuseppe Sturiano - Ho concordato il pagamento di quattromila euro solo per la mediazione in un affare”. Per gli investigatori, però, Sturiano sarebbe stato vittima di una estorsione commessa dai marsalesi Stefano Putaggio, Antonino Raia e Antonino Lombardo. Quest’ultimo è deceduto lo scorso anno, all’età di 70 anni, a causa di una grave malattia. Adesso, la palla passerà ai legali della difesa: Giacomo Frazzitta, Vito Daniele Cimiotta, Giuseppe De Luca, Giovanni Gaudino e Manuela Canale. Altri 27 imputati hanno scelto il processo con rito abbreviato e lo scorso 14 dicembre sono stati condannati dal gup di Palermo Ermelinda Marfia a quasi 230 anni di carcere, e circa 140 mila euro di multe. La pena più severa (20 anni di carcere) è stata inflitta a Francesco Luppino, 68 anni, di Campobello di Mazara, ritenuto uno dei fedelissimi di Matteo Messina Denaro, e a Francesco Giuseppe Raia, di 56, di Marsala. Queste le altre condanne: 18 anni per Antonino Cuttone e Vincenzo Spezia, 16 anni per Piero Di Natale, 12 anni per Antonino Ernesto Raia (fratello di Francesco Giuseppe), 11 anni e 4 mesi per Marco Buffa, 9 anni per Vito Gaiazzo, 8 anni e 8 mesi per Antonino Pace e Tiziana Rallo, 6 anni e 8 mesi per Carmelo Salerno (per lui anche 30 mila euro di multa), 6 anni e 4 mesi per Vincenzo Pisciotta, 6 anni per Leonardo Casano, Vincenzo Romano e Michele Vitale, 5 anni e 8 mesi per Giuseppe Salerno, 5 anni e 4 mesi per Antonino Nastasi e Giuseppe Speciale, 5 anni per Giuseppa Prinzivalli e Francesco Pulizzi, 4 anni e 4 mesi per Francesco Stallone, Paolo Bonanno, Girolamo Li Causi, Jonathan Lucchese, Marco Manzo e Vito Vincenzo Rallo, 4 anni e 2 mesi per Rosario Stallone. Buffa e Di Natale sono stati assolti per alcuni capi di imputazione. L’indagine “Hesperia” sfociò nell’arresto di 33 persone: 21 in carcere e 12 ai domiciliari. Tra loro, molti nomi noti della criminalità organizzata mafiosa della provincia, ma anche diversi volti nuovi. Tra i primi, quello di Francesco Luppino, che era uscito dal carcere circa tre anni prima dopo aver scontato una lunga condanna per mafia e che, secondo l’accusa, si era rimesso all’opera per ricostituire la rete di relazioni di Cosa nostra tra Campobello di Mazara, Mazara, Castelvetrano e Marsala.