Nell'estate del 2022 si è sfiorato un grave conflitto tra le famiglie mafiose di Alcamo e Calatafimi a causa di un problema apparentemente banale: lo sconfinamento di alcuni pascoli. Il reggente della cosca mafiosa di Calatafimi, Salvatore Li Bassi, e Sebastiano Barone, vicino alla famiglia mafiosa di Paceco, si erano trovati in disaccordo per l’utilizzo di terreni nelle frazioni di Fulgatore e Ummari, confinanti con il territorio di Calatafimi.
Barone aveva permesso alle sue pecore di sconfinare nei terreni di Li Bassi, innescando un pericoloso scontro. Salvatore Li Bassi si era rivolto a Giosuè Di Gregorio, esponente della famiglia mafiosa di Alcamo, per risolvere la questione. Di Gregorio lo aveva rassicurato, spiegando che la famiglia di Alcamo avrebbe gestito la situazione. Secondo quanto riportato nelle intercettazioni, Di Gregorio aveva detto a Li Bassi che era stato avvicinato da Barone per discutere della questione: “Vedi che ti ha avvicinato perché gli è stato detto”, aggiungendo che la famiglia di Alcamo avrebbe preso le redini della situazione, ribadendo il loro dominio anche sul territorio di Calatafimi.
Il 10 agosto 2022, Di Gregorio incontrava Francesco Coppola, il capo della famiglia mafiosa di Alcamo, per discutere della vicenda. Dalle intercettazioni emerge che Coppola suggeriva di risolvere la questione senza spargimento di sangue: “Perciò, non usciamo… non facciamo cose che... facciamo... devi dire… siccome siamo una famiglia…”. Questo commento, insieme alla mediazione di Di Gregorio, evitò che il conflitto degenerasse in violenza, mostrando l'importanza della gestione del territorio tra diverse famiglie mafiose.
Successivamente, il 27 agosto 2022, Di Gregorio ribadiva la gravità della situazione parlando con il fratello Giovanni, dichiarando che la questione poteva portare a uno scontro letale se non fosse stata risolta diplomaticamente. Di Gregorio sottolineava l’importanza della famiglia di Alcamo nel risolvere la disputa, poiché Calatafimi rientrava sotto il loro controllo.
Finalmente, il 29 agosto, Di Gregorio riusciva a convincere Barone a risolvere pacificamente la questione. Barone accettò di consegnare 400 balle di fieno come risarcimento per i danni causati ai terreni di Li Bassi. Di Gregorio celebrò il successo della mediazione il 31 agosto, dichiarando ai suoi interlocutori: "Lo vedi che responsabilità... abbiamo fatto l'appaciata noi", riferendosi all'accordo raggiunto senza dover ricorrere alla violenza.
Questa vicenda, emersa nell'operazione antimafia che ha portato all'arresto di numerosi membri delle famiglie mafiose di Alcamo e Calatafimi, mette in luce le dinamiche di controllo territoriale delle cosche mafiose e la loro capacità di mediare conflitti interni per evitare guerre aperte che avrebbero potuto attirare l'attenzione delle autorità.