Il Ddl Enti Locali, approdato in Aula al Parlamento siciliano lo scorso martedì, ha acceso il dibattito su una questione fondamentale: la riduzione della quota di genere nelle giunte dei Comuni con meno di 3.000 abitanti. La norma attualmente prevede una soglia del 20%, ma la deputata del M5S Josè Marano ha sollevato critiche parlando di un passo indietro rispetto agli standard del resto del Paese.
Secondo la Marano, quel 20% ridicolizza la partecipazione femminile in politica, ostacolando l’attivismo delle donne. Anche la Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro è intervenuta sul tema, sostenendo la cosiddetta "Quota 50". Cuffaro e Stefano Cirillo, segretari rispettivamente nazionale e regionale della DC, hanno dichiarato: "La DC sosterrà l'emendamento che punta ad aumentare la presenza delle donne nelle giunte dei Comuni con oltre 3.000 abitanti. Crediamo che le donne debbano essere messe nelle migliori condizioni per esprimere tutto il loro potenziale".
Proseguendo, i due leader democristiani hanno aggiunto: "La DC è giovane e donna. La presenza femminile in politica non solo la rende migliore, ma la completa. Vogliamo impegnarci affinché il 50% delle giunte sia composto da donne, non per una questione di numeri, ma perché le donne rappresentano una risorsa preziosa e insostituibile".
Le parlamentari regionali di tutti i partiti, da Forza Italia alla Lega, dal PD al M5S, si sono unite in questa battaglia, definendola una questione di dignità per le donne. L’obiettivo è chiaro: "Metà uomini e metà donne, altrimenti le giunte devono decadere".
Luisa Lantieri, deputata di Forza Italia che martedì ha guidato i lavori in Aula, ha espresso una critica pungente: "È offensivo per noi donne parlare di quote come il 20%, il 10%, o il 30%. Non siamo alla fiera dei numeri". Anche Nuccia Albano, assessora regionale alla Famiglia, ha manifestato la sua posizione, dichiarandosi contraria alle quote numeriche, ma aggiungendo: "Se proprio dobbiamo dare un numero, dico 50% per uomini e donne".
Margherita La Rocca Ruvolo, deputata forzista, ha ribadito la necessità di recepire la normativa nazionale che fissa una quota minima del 40% di donne nelle giunte. Parallelamente, Cleo Li Calzi, membro dell’Esecutivo Nazionale Donne Democratiche, ha già anticipato la possibilità di una mobilitazione bipartisan: "Favorire un’ampia partecipazione femminile nelle decisioni non è una concessione, ma il compimento stesso della democrazia. O è paritaria, o non è democrazia".