Ho riflettuto a lungo se scrivere o meno qualche parola su questa storia che, ormai da diversi giorni, sta letteralmente togliendo il sonno ai miei placidi concittadini.
Pur se non molto propenso, in questo periodo, a occuparmi di vicende pubbliche, oggi ho deciso di farlo.
Quindi, dirò la mia opinione.
Per quel che può valere, naturalmente.
Il fatto è noto.
Qualche settimana addietro, un paio di "fortini" militari, risalenti alla seconda guerra mondiale, sono stati dipinti con i colori della bandiera della pace.
La cosa non è passata inosservata e, ben presto, si sono levate voci sinceramente scandalizzate e indignate per "l'orribil gesto" ritenuto, da qualcuno, lesivo dell'onore della patria e della memoria dei caduti. Di conseguenza, si è chiesto l'intervento della magistratura e la pronta individuazione dell'imbrattatore, auspicandone una condanna esemplare.
Del resto, il gesto è di una gravità inaudita e reclama una pena adeguata.
Non sono un conoscitore del Codice Penale, ma - a occhio e croce - ipotizzo una decina di anni di carcere duro.
Forse, anche di più.
Possiamo permettere, infatti, che simili monumenti, veri e propri capolavori dell'arte del secondo Novecento, vengano impunemente sfregiati?
Possiamo tollerare che questi simboli, fondamentali per perseverare lo spirito di Patria e Nazione, siano sporcati in modo tanto orripilante?
No, non possiamo!
Quindi, si persegua il reo per l'intero orbe terracqueo e lo si consegni al pubblico ludibrio!
(E, a questo punto - non so perché - immagino ci starebbe un oceanico "a noi", ma sorvolo sui particolari scenografici...)
Però...
Però, io non sono proprio convinto di quello che ho scritto.
Anzi, a pensarci bene, non ne sono per nulla convinto.
Per vari motivi.
Primo: l'ignoto "vandalo" non è per nulla ignoto.
Fin dai primi giorni, difatti, si è pubblicamente palesato. Si tratta di Salvatore Inguì , noto agitatore delle masse e fautore di altre azioni deprecabili. Tra queste ultime, penso per esempio al suo impegno con i ragazzi "difficili" dell'area penale minorile o alle sue battaglie contro le mafie.
Secondo: se Salvatore mi avesse avvertito del suo proposito "pittorico", sarei corso ad aiutarlo.
Terzo: quei fortini sono la testimonianza di una guerra, folle e devastante (e, per giunta, persa miseramente), voluta dal regime fascista che aveva bisogno di "un pugno di morti" per sedersi al tavolo delle trattative.
Andrebbero rasi al suolo.
Quarto: dov'erano questi scandalizzati miei buoni concittadini quando l'attuale amministrazione comunale ha sfregiato irrimediabilmente il Teatro Comunale?
Quinto: mi viene l'orticaria a leggere certi commenti intrisi di disprezzo e alterigia verso un uomo che ha dedicato (e continua a dedicare) la sua vita alla cura dei più deboli e dei più sfortunati.
Sesto: ma come mai gli stessi miei integerrimi, e oggi anche scandalizzati, concittadini non mostrano egual disprezzo e orrore per i 60.000 morti palestinesi?
Settimo: Salvatore Inguì è uno "scandalo" in questa città, è vero. Ma lo è nel senso etimologico del termine: è un "inciampo", un'insidia per la cattiva coscienza dei molti benpensanti locali, dediti, principalmente, a mantenersi ben saldi al "senso comune" che, spesso, è l'anticamera dell'indifferenza e della strage del sentimento di appartenenza al genere umano.
Massimo Pastore
P.S. "Chi si scandalizza è sempre banale: ma, aggiungo, è anche sempre male informato."
(Pier Paolo Pasolini)