Marsala, insieme ad Augusta e Catania, è uno dei comuni siciliani che hanno registrato il maggior consumo di suolo nel 2023, secondo il dossier dell'Ispra. Con 16 ettari di terreno cementificati in un solo anno, la città si conferma tra le aree più colpite da un fenomeno che rappresenta una vera emergenza per l'ambiente e il territorio siciliano. Il dato, se confrontato con le altre realtà locali, mette in evidenza la velocità con cui il cemento e l'asfalto stanno trasformando il paesaggio dell'isola.
Un fenomeno allarmante in crescita
La Sicilia si colloca al sesto posto tra le regioni italiane per quantità di suolo consumato nel 2023, con 521 ettari sacrificati al cemento. Questo dato si inserisce in un contesto nazionale dominato da regioni come Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia, che presentano un'incidenza ancora maggiore. C'è da dire, però, che la posizione della Sicilia nel report dell'Ispra nasconde un paradosso: da un lato, l’isola è caratterizzata da una bassa densità demografica e da fenomeni di emigrazione, dall’altro, continua a perdere terreno agricolo e spazi naturali a ritmi preoccupanti. Insomma, la gente va via e si continua a cementificare.
Marsala e il prezzo del cemento
Marsala, con i suoi 16 ettari di suolo consumati, rappresenta un esempio concreto di come le dinamiche di urbanizzazione e costruzione stiano intaccando il patrimonio ambientale siciliano. La città, nota per la sua tradizione vinicola, rischia di compromettere la propria identità a causa della crescente pressione urbanistica. Il dato di Marsala si colloca in un quadro più ampio che vede Augusta (35 ettari) e Catania (21 ettari) in cima alla classifica regionale per consumo di suolo.
L’impatto su ambiente e risorse idriche
Il consumo di suolo non si limita a cambiare l’aspetto del territorio, ma ha conseguenze dirette sull’ambiente e sulle risorse naturali. La copertura del terreno con cemento e asfalto riduce drasticamente la capacità del suolo di assorbire l’acqua piovana, aggravando il rischio di alluvioni e fenomeni di dissesto idrogeologico. Secondo Coldiretti, il consumo di suolo in Sicilia provoca ogni anno danni economici pari a un miliardo di euro, a causa della perdita di servizi ecosistemici come la regolazione del ciclo idrico e la protezione della biodiversità.
Un problema di pianificazione urbana
Alla base del fenomeno, denuncia il dossier dell'Ispra, c’è spesso una pianificazione urbanistica poco lungimirante. Installazioni forzate, come parchi fotovoltaici o eolici collocati senza una valutazione strategica, contribuiscono al problema. La mancanza di un approccio integrato tra politiche ambientali e sviluppo urbano porta alla cementificazione di aree preziose, con conseguenze irreversibili sul territorio e sulla qualità della vita dei cittadini.
Cosa fare per invertire la tendenza
Per fermare il consumo di suolo, è necessario adottare misure concrete che coinvolgano enti locali, cittadini e imprese. Tra le soluzioni proposte vi sono il rafforzamento della normativa sulla tutela del territorio, la promozione di interventi di riqualificazione urbana che non comportino ulteriore consumo di suolo e un maggiore controllo sulle nuove edificazioni. Inoltre, è fondamentale sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di preservare il patrimonio naturale dell’isola.
Marsala, Augusta e Catania sono solo alcuni esempi di una crisi che riguarda l’intera Sicilia. La perdita di suolo agricolo e naturale non è solo un problema locale, ma un segnale di una più ampia difficoltà nel conciliare sviluppo e sostenibilità. Se non si interviene subito, l’isola rischia di compromettere non solo il proprio paesaggio, ma anche le risorse necessarie per le future generazioni. Preservare il suolo significa proteggere l’identità e il futuro della Sicilia.