Niente pena alternativa per la 54enne mazarese Valentina Norrito, condannata con sentenza ormai definitiva ad un anno, nove mesi e 15 giorni di reclusione per reati fiscali (bancarotta “impropria”). Lo ha stabilito la Cassazione, che ha rigettato il ricorso della difesa avverso l'ordinanza con cui, lo scorso 26 luglio, il Tribunale di Marsala, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva respinto la richiesta di pena sostitutiva a quella detentiva.
La Norrito era stata condannata dal Tribunale di Marsala il 25 maggio 2021. Una sentenza poi riformata dalla Corte d’appello di Palermo il 5 ottobre 2022 e infine confermata dalla Cassazione il 14 febbraio 2024. La difesa (avvocato Matteo Faggioli) aveva fatto ricorso contro il “no” del tribunale lilibetano avverso la richiesta di pena alternativa denunciando la “violazione di legge e il vizio della motivazione”. Ma per la Suprema Corte il ricorso è “infondato”.
“Il Tribunale di Marsala – afferma la Cassazione - ha valutato correttamente le risultanze processuali con una motivazione congrua e priva di errori giuridici, formulando un giudizio prognostico adeguato sulla personalità della condannata. In particolare, il giudice dell’esecuzione ha evidenziato che la natura e la gravità dei pregiudizi penali, tra i quali spicca anche una condanna per bancarotta fraudolenta, costituiscono il punto di partenza dell'analisi della caratura criminale della ricorrente e che non sono contrastati da elementi positivi che consentono un giudizio prognostico di buon esito delle pene sostitutive e di prevenzione del pericolo di recidiva, ai quali lo strumento sanzionatorio in esame è finalizzato.
Rispetto a tale motivato giudizio negativo, fondato sul vaglio delle emergenze processuali, non assumono rilievo favorevole alla ricorrente l’occupazione lavorativa e il reddito da lavoro dipendente”. Nel rigettare il ricorso, pertanto, la Cassazione ha anche condannato la Norrito al pagamento delle spese processuali. Valentina Norrito è moglie Giovanni Savalle, commercialista e imprenditore, al quale nell’estate 2018 venne sequestrato un patrimonio valutato in circa 63 milioni di euro per il sospetto che tutta quella ricchezza (22 complessi aziendali, 12 pacchetti di partecipazione al capitale di altrettante società, 28 rapporti bancari, 47 fabbricati, 8 autoveicoli e l'ex Kempinski, albergo e ristorante di lusso, poi Giardino di Costanza) fosse stata accumulata grazie alla vicinanza con il boss mafioso Matteo Messina Denaro.
Accuse poi cadute quando la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Trapani affermò che “gli elementi probatori forniti (dal Pm ndr) non dimostrano una diretta partecipazione del proposto con appartenenti a cosa nostra, presentando soltanto dati irrilevanti ai fini della formulazione, a carico di Savalle Giovanni, di un giudizio di intraneita' o 'vicinanza' ad ambienti mafiosi”.
Ma nel processo per bancarotta “impropria” la Corte di appello di Palermo, nel 2022, ha confermato la decisione del Tribunale di Marsala che dichiarò Valentina Norrito colpevole per avere dolosamente causato il fallimento, nella qualità di legale rappresentante, dal 15 gennaio 2010 al 02 settembre 2011, della società cooperativa "Giardino di Costanza" dichiarata fallita con sentenza del 22 aprile 2015.