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03/02/2025 02:00:00

Italia-Albania: il terzo giorno del "pirla" e la giustizia che non dorme

 Perché siamo un Paese meraviglioso. Venerdì 31 gennaio, terzo e ultimo giorno della merla, per il protocollo Italia-Albania che stabilisce la "procedura d'urgenza" sui migranti soccorsi in mare provenienti da "Paesi sicuri", è stato, ironia della sorte, il terzo giorno del "pirla". Tale accordo si basa sulla Legge 5 maggio 2023, n. 50 "disposizioni urgenti per procedure accelerate alla frontiera." La domanda di protezione internazionale presentata da un richiedente proveniente da un Paese designato come "sicuro" può essere trattata direttamente alla frontiera, riducendo i tempi di audizione e decisione.

Dopo la costruzione del centro a Gjader, il 18 ottobre dell'anno scorso, 12 persone, coinvolte nella prima operazione, furono riportate nel Belpaese perché il Tribunale ordinario di Roma - Sezione Civile, specializzata in diritti della persona e immigrazione, ritenne non valido il provvedimento, tenendo conto della sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea - Grande Sezione del 4 ottobre 2024 (causa C-406/22) in applicazione della direttiva UE n. 32 del 2013. Dopo il primo rimpatrio di 12 persone in Albania, il governo italiano ha emanato il Decreto Legge n. 158 del 23 ottobre 2024, "Disposizioni urgenti in materia di procedure per il riconoscimento della protezione internazionale." Alla luce di questa norma, sempre lo stesso tribunale non convalidò l'11 novembre il trasferimento di 7 anime, riportate sulla terraferma italiana in attesa del pronunciamento della Corte di Giustizia dell'Unione Europea -CGUE-, sull'interpretazione del decreto, il quale fa riferimento al nuovo Regolamento UE 2024/1348, che stabilisce una procedura comune di protezione internazionale a livello europeo, abrogando la direttiva 2013/32/UE. Tale regolamento, sebbene applicabile dal 12 giugno 2026, permette agli Stati membri di designare parti del territorio di un paese terzo o categorie specifiche come "sicure." Il secondo giorno della "pirla" si palesò. Ma dell'accordo la Meloni disse, rivolta al suo popolo, che i centri in Albania "FUN ZIO NE RAN NO, FUN ZIO NE RAN NO", "dovessi non dormirci tutte le notti fino all'ultimo giorno del mio esecutivo."

Per mantenere la promessa trasferisce la competenza della materia dal Tribunale ordinario di Roma - Sezione Civile, specializzata in diritti della persona e immigrazione, alla corte d'appello con il Decreto Flussi. Ma il terzo giorno del "pirla" è arrivato, proprio il 31 gennaio la Corte d’Appello di Roma non ha convalidato il trattenimento dei 43 migranti detenuti nel centro per richiedenti asilo voluto dal governo italiano a Gjader, in Albania. Come aveva già fatto il tribunale di Roma, la Corte d’appello ha rinviato il caso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, chiedendole di esprimersi definitivamente sulla questione. La CGUE si pronuncerá il 25 febbraio per stabilire se un paese è "sicuro". Si rammenta che per decisione dello Stato italiano, il diritto dell'UE è subordinato solo alla Costituzione italiana. Si è cambiata la legge, trasferendo dal giudice monocratico, specializzato in materia d'immigrazione, alla corte d'appello con il risultato narrato, quando bastava attendere il 25 febbraio. E gli italiani pagano, perché siamo un Paese Meraviglioso.

Vittorio Alfieri