Perché ha sempre ragione Leone Tolstoj: "Sei vuoi essere universale, parla del tuo villaggio". E hai voglia a cercare storie in giro per il mondo, a fare analisi di geopolitica, studi di antropologia, teorie dei media. Io, che ho la fortuna di vivere qui, posso contare sulle storie universali del mio villaggio.
Trapani, ad esempio, ci ha fornito la scorsa settimana in due giorni una plastica raffigurazione della nostra società, del nostro tempo. Il giorno prima, la politica si è dimostrata ossequiosa e prona verso il proprietario delle squadre di calcio e basket trapanesi, e della locale tv, il romano Valerio Antonini, consacrato cittadino onorario. Il giorno dopo la stessa politica si è inerpicata tra sit - in, formule politiche e cavilli procedurali, pur di non discutere la possibile cittadinanza onoraria ai rappresentanti delle associazioni che salvano vite in mare. Deboli con i forti, forti con i deboli, si dirà. No, è qualcosa di diverso: proni e acritici con i potenti, indifferenti con le vittime e chi le aiuta. Questa è la sintesi. Questo è il villaggio, questo è il mondo.
La politica trapanese, tutta, ha chiuso un cerchio, si è genuflessa a colui che sembra voler comprare tutto ciò che è in vendita (anzi, in svendita). Ci può stare, certo. Nonostante tutto quello che abbiamo imparato a conoscere in questi mesi del personaggio: l'insulto facile, l'attacco volgare alla stampa non allineata, il linguaggio d’odio frequente - che ha già intossicato Trapani - e la trasformazione del dibattito in città in una sorta di Fight Club di Centocelle. Solo ieri, per dire, ha commentato un articolo che non gli andava a genio dando ragione a chi diceva, letteralmente, che il "giornalaio" autore dell'articolo meriterebbe il crick.
Da Donald Trump a Rita De Crescenzo, ognuno sceglie i suoi influencer e i punti di riferimento. Va qui però sottolineato il modo in cui Antonini, ha chiuso il suo intervento in consiglio, accogliendo la cittadinanza onoraria, dicendo, più volte, che chi è contro di lui ed il suo mega progetto della Cittadella dello Sport, quella che in tanti chiamano già "Antoninia", è contro lo sviluppo di Trapani. Stiamo parlando di un intervento edilizio che non è - per il pochissimo che sappiamo - solo un grande stadio e un grande palazzetto adatti a contenere le ambizioni delle sue squadre. Ma che comprende anche un albergo, centro commerciale, ristoranti, cinema. E chi avrà il coraggio, tra qualche mese, in consiglio comunale - quando forse finalmente ci sarà l’ufficialità, dopo tanti spoiler - a sollevare anche la minima perplessità su questo progetto, di riflettere con responsabilità? Chi lo farà, chi lo può fare, tra la stampa, ormai quasi tutta asservita o depotenziata? La lettera anonima di qualche giorno fa arrivata in consiglio comunale a Trapani e che ha fatto tracimare in volgarità il nostro (tanto per cambiare) è emblematica proprio per questo. Sono tutti lì' a dare caccia all'anonimo (con Antonini che, bello bello, calunnia anche possibili autori ...) ma il tema è un altro: il contenuto di quella lettera è sereno, pone dubbi legittimi, avanza perplessità lecite. Oggi, a Trapani, si ha tanta paura di parlare che chi vuole dire una cosa tutto sommato ragionevole, condivisibile o meno, è costretto all'anonimato. Perché, anche qui, la provincia ci insegna una cosa antica e universale: non puoi mai competere contro uno slogan ben strillato. E poi perché davanti la teofania della ricchezza assoluta, non c’è democrazia che tenga. Ce lo dice Musk, ce lo mostra Antonini, ce lo dice il villaggio.
Dopo l'incoronazione di Antonini, il giorno dopo la politica trapanese ha vissuto una pagina triste. Doveva essere conferita la cittadinanza onoraria a tre Organizzazioni Non Governative, ai loro equipaggi, e non se n'è fatto nulla. Com’era prevedibile, dato che a Trapani, vale sempre la pena ricordarlo, governa, di fatto l’unica alleanza organica Pd - Lega che ci sia in Italia. Insomma, come osserva l’ottimo Gianluca Fiusco “la politica trapanese ha espresso da quale parte preferisce stare”.
Le tre organizzazioni oggetto loro malgrado di questo volgare teatrino sono Jugend Rettet, Save the Children e Medici senza Frontiere. E' bene specificare i nomi, perchè qui non c'entra essere buonisti, terzomondisti o altro (anche perchè, più in generale, c'entra stare nel lato giusto della storia). Alle tre associazioni la comunità di Trapani deve conferire la cittadinanza onoraria non solo e non tanto per ringraziarle per quello che fanno nel cimitero che chiamiamo Mediterraneo. Ma soprattutto per chiedere scusa. Le tre Ong, infatti, sono state coinvolte, per sette anni, in indagini poi rivelatesi assolutamente infondate, e costate milioni di euro. All'interno della Procura di Trapani c'era chi aveva ingaggiato 007 e agenti sotto copertura a bordo delle navi, con la convinzione che le navi di soccorso di queste organizzazioni operassero di concerto con i trafficanti di uomini. Sette anni di indagine, per poi scoprire che l’inchiesta era tutta storta, con dati sbagliati e interpretazioni clamorosamente errate dei fatti. La vicenda solo a Trapani è passata in sordina, nel resto d’Europa ha fatto parlare, ed anche parecchio. Ne hanno pure realizzato un documentario. Chi ha a cuore il buon funzionamento della giustizia - anche e soprattutto dalle parti della destra - paradossalmente oggi dovrebbe sostenere le ragioni della cittadinanza onoraria alle Ong. Perché se esiste una malagiustizia, loro ne sono le prime vittime.
E non solo loro. Nel corso delle indagini, nel 2017, fu anche sequestrata, al porto di Trapani, la nave Iuventa. Corrosa dalla salsedine e persino vandalizzata, adesso è una carcassa inservibile. Nei due anni che è stata in servizio, prima che la Procura di Trapani la bloccasse, la nave aveva salvato in mare migliaia di persone. E, secondo i calcoli dell’associazione Jugend Rettet, nei sette anni in cui è stata sequestrata ne avrebbe potuto salvare almeno 20mila.
20mila persone avrebbe potuto salvare la nave Iuventa.
20mila persone sono gli spettatori che conterrà il nuovo faraonico stadio voluto da Antonini.
Quando si dice il caso.
Ah, Tolstoj ...
Giacomo Di Girolamo