Oggi, sabato, si inaugura l’anno giudiziario presso il Palazzo di Giustizia di Palermo, alla presenza di autorità di spicco come il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, che sottolinea il ruolo cruciale della magistratura nella lotta ai rischi di riorganizzazione mafiosa. Ma quest’anno, oltre ai tradizionali discorsi istituzionali, l’evento sarà il teatro di una forte protesta dei magistrati contro l’ultima riforma della giustizia voluta dal governo, che punta alla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri.
La protesta dei magistratiL’Associazione Nazionale Magistrati (Anm) ha organizzato una manifestazione simbolica per evidenziare il dissenso verso una riforma che, secondo i magistrati, indebolirebbe l’efficienza della giurisdizione e metterebbe a rischio la tutela dei cittadini.
I magistrati entreranno nell’aula magna della Corte d’Appello indossando le toghe arricchite da coccarde tricolori e terranno in mano copie della Costituzione Italiana e cartelli con frasi simboliche. Durante l’intervento del rappresentante del ministro della Giustizia, lasceranno l’aula per poi rientrare una volta concluso il discorso.
Le preoccupazioni dell’AnmSecondo Giuseppe Tango, presidente della giunta distrettuale dell’Anm di Palermo, la riforma potrebbe portare conseguenze devastanti:
«Minore tutela per il cittadino, minore qualità della giurisdizione, una magistratura prona al potere, un indebolimento dell’azione giudiziaria, che renderà assai più difficoltoso il contrasto al sistema di mafia-politica-affari, in una terra che ha già pagato un prezzo altissimo per queste connivenze».
Tango ha sottolineato che, nonostante le gravi carenze di risorse, mezzi e personale, i magistrati continueranno a lavorare per garantire un servizio efficiente ai cittadini. La sfida principale, aggiunge, è quella di aiutare i cittadini a distinguere tra verità e propaganda.
Una cerimonia ricca di interventiLa cerimonia sarà introdotta dall’ultima relazione a Palermo del presidente della Corte d’Appello, Matteo Frasca, che lascerà il suo incarico. Interverranno anche la procuratrice generale Lia Sava, il procuratore Maurizio de Lucia e il presidente del tribunale Piergiorgio Morosini. A rappresentare il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) sarà presente la consigliera Maria Vittoria Marchianò.
L’Anm ha invitato a partecipare numerosi magistrati per dare maggiore forza alla protesta, esortando anche i capi degli uffici giudiziari a unirsi simbolicamente mostrando la Costituzione e indossando la coccarda tricolore.
Impegno e denunciaIl contesto della cerimonia ribadisce anche l’impegno della magistratura nella lotta alla mafia. La presenza del procuratore nazionale antimafia Melillo è un segnale forte per ricordare l’importanza del contrasto alle connivenze tra mafia, politica e affari, che continuano a rappresentare una sfida cruciale in Sicilia.
La cerimonia di oggi non sarà soltanto un momento istituzionale, ma anche una testimonianza della ferma opposizione dei magistrati verso una riforma giudicata pericolosa e l’ennesimo monito sull’importanza di preservare l’autonomia e l’efficienza della giustizia in Italia.
MILANO. La coccarda tricolore sulla toga e tra le mani la Costituzione o cartelli di protesta. I magistrati di Milano sono pronti a manifestare, prima dell’inaugurazione dell’anno giudiziario previsto per oggi, sabato 25 gennaio, contro le riforme costituzionali in corso di approvazione, tra cui la separazione delle carriere. L’appuntamento è per le ore 9.15 davanti a Porta Vittoria, l’ingresso con la scalinata di uno dei Palazzo simbolo della giustizia in Italia. L’auspicio degli organizzatori della protesta, la sezione milanese dell’Anm, è di avere “una massiccia partecipazione di tutte le colleghe e di tutti i colleghi: si tratta di un momento davvero importante, più di tanti altri, nel quale è fondamentale che la magistratura, tutta, si mostri unita e compatta anche agli occhi della cittadinanza, per far comprendere appieno le ragioni della nostra protesta. Se mai le riforme dovessero essere approvate, potremo almeno dire di aver cercato di opporci anziché restare inermi e lamentarci – inutilmente – a cose fatte”.
LA CGIL. Presidi e volantinaggi per denunciare la grave situazione in cui versa il Ministero della Giustizia, causata dalle drammatiche carenze di personale, dall’arretratezza organizzativa, dalle lacune nel sistema informatico e dalla fatiscenza del patrimonio edilizio che ospita gli uffici. Fp Cgil Sicilia, in linea con l’azione di sensibilizzazione programmata dalla Funzione Pubblica Nazionale, è pronta a far sentire la propria voce nella giornata di oggi, sabato 25 gennaio, in occasione delle cerimonie di inaugurazione dell’Anno Giudiziario presso le Corti d’Appello in Sicilia “Questo è l’unico Ministero – afferma il Segretario Generale di Fp Cgil Sicilia, Gaetano Agliozzo - che non ha ancora sottoscritto il Contratto Integrativo. Va evidenziato, e noi lo facciamo con vigore e determinazione, il paventato fallimento del progetto “Ufficio per il Processo” se il personale precario, composto da circa 12 mila persone attualmente impiegate negli uffici giudiziari, non verrà stabilizzato. E prendendo in esame la Legge di Bilancio, approvata dal Governo, non c’è certamente da stare tranquilli. E’ stata prevista infatti l’assunzione di poco meno della metà di questi lavoratori, a partire da luglio 2026, data della scadenza del progetto, e con piano da completare entro il 2029. Una tempistica inaccettabile – osserva ancora Agliozzo - anche perché questa situazione è aggravata dall’età media elevata del personale attualmente impiegato, pari a 58 anni, e dal prevedibile incremento delle scoperture dovuto ai prossimi pensionamenti. Si corre il serio rischio di compromettere gli obiettivi del PNRR, il rallentamento della gestione degli uffici giudiziari e un aumento dei tempi di durata dei processi, vanificando ogni sforzo verso una giustizia moderna ed efficiente. Stabilizzare il personale precario è dunque un passaggio imprescindibile – conclude Agliozzo - per evitare che la giustizia italiana torni indietro e che i cittadini paghino il prezzo di queste scelte irresponsabili”.