11,50 - Hanno votato in pochi: il 49,17% degli aventi diritto (-11,2% rispetto alle europee del 2004). Questo, e le frizioni della vigilia, ha penalizzato, se non punito, il Pdl, che non va oltre il 36,4%. Per il Popolo delle Libertà che alle politiche aveva raggiunto il 46,6% e mirava, dichiaratamente, a superare il 50% si tratta di una brusca 'frenata' di poco più di 10 punti percentuali.
Al secondo partito in Sicilia si conferma il Pd, con il 21,9%, seguito da Mpa-La Destra-Pensionato-Adc che consegue il 15,6% delle preferenze. L'Udc si attesta all'11,9%, poi Idv, 7,1%, quindi Prc-Pdci 2,2% , Sin. e Liberta' 2,1% , Lista Bonino-Pannella 1,6%, Fiamma 0,6% e Lib. Dem. - Maie 0,2%
Il caso Gela
Il Partito Democratico, sfonda il tetto del 50% delle preferenze a Gela, in provincia di Caltanissetta, e quinta citta' della Sicilia. Con la candidatura alle europee del sindaco antimafia della città , Rosario Crocetta, il Pd ha raggiunto il 50,5%, mentre il Pdl si ferma al 23,1%. Il Pdci, ex partito di Crocetta, che correva assieme al Prc, invece, a Gela si è fermato all'1,2%
Alle Europee il Pdl in Sicilia si ferma al 36,44%. In crescita rispetto alle regionali dell'anno scorso, quando si era piazzato al 33,4%, ma alle politiche era al 46,6%. Un dato che in ogni caso appare deludente, considerato che, puntando a ben oltre l'obiettivo nazionale, i vertici regionali sognavano di superare il 50%. L'Mpa, insieme a La Destra di Storace, ai Pensionati e all'Alleanza di centro, e' al 15,64%, e si conferma il terzo partito nell'Isola: alle regionali aveva avuto il 13,9%, ma complessivamente le tre liste riconducibili al governatore avevano ottenuto circa il 22%. Il dato siciliano, pero', non gli basta a livello nazionale per c'entrare l'obiettivo del 4% per accedere nell'europarlamento. Contiene i danni il Partito democratico
che si piazza al 21,88%, era al 18,76% alle regionali (ma c'era anche il 3,1% della lista Anna Finocchiaro), mentre alle
politiche era al 25,4%. E tiene l'Udc: l'11,89% contro il 12,5% delle regionali (ma alle politiche non ando' oltre il 9,4%).
Vola L'Italia dei valori che passa al 7,13 (era all'1,84 un anno fa alle
regionali e al 3,4% alle politiche); e in provincia di Palermo, dove subisce l'effetto Orlando, arriva all'11.98%. Palermo, tra l'altro, premia anche l'Udc con il 16,59%. Si conferma il dato della sinistra che nelle scorse regionali si prensentava unita sotto la lista Sinistra Arcobaleno (4,87%): adesso Rifondazione, Sinistra europa e Comunisti italiani non vanno oltre il 2,24%; mentre Sinistra e liberta' il 2,12%). L'affluenza e' stata del 49,17% (2.105.972 su 4.282.661 voti).
VOTI %
- Pdl 692.340 36,44%
- Partito democratico 415.680 21,88
- La Destra-Mpa-Pensionati-All.di centro 297.155 15,64%
- Unione di centro 225.964 11,89%
- Italia dei valori 135.457 7,13%
- Rifondazione comunista- Sin. europea-Com. Italiani 42.692 2,24%
- Sinistra e liberta' 40.278 2,12%
- Lista Pannella-Bonino 29.832 1,57%
- Fiamma Tricolore 11.690 0,61%
- Lega Nord 5.060 0,26%
- Liberal Democratici - Maie 3.496 0,18%
Singolarmente non avevano alcuna speranza. Troppo alto lo sbarramento del 4%, troppo esigue le singole forze. Di qui, in nome di un ideale chiamato autonomia, la decisione di mettersi insieme e di dar vita a quella che più d’uno ha definito la «strana alleanza»: l’alleanza della Destra di Francesco Storace, dei transfughi dall’Udc dell’Alleanza di centro di Francesco Pionati, dell’Mpa del presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo e del Partito dei Pensionati di Carlo Fatuzzo. Un’alleanza che, purtroppo per i protagonisti, non è bastata. Sì, perché sulla base almeno delle prime proiezioni, l’unione delle forze ha portato solo al 2 per cento circa, troppo poco per volare in Europa.
Punto, fine. Il capolinea di un’alleanza anomala per le storie politiche messe insieme, ma solida, solidissima per l’obiettivo finale: sopravvivere. È proprio in nome di questo obiettivo che la «strana alleanza» si è mossa in questa campagna elettorale. Si è mosso Storace, mobilitando i suoi. E più di tutti si è mosso il governatore di Sicilia Lombardo che con un blitz, a due settimane dal voto, ha smantellato la sua giunta regionale eletta a furor di popolo - il 65 per cento di consensi alleato con il centrodestra nel 2008 - conquistando per giorni la ribalta delle cronache nazionali. «Lo fa perché sa che i sondaggi dicono che non raggiungerà il 4 per cento», ha tuonato unanime e profetico il Pdl, preso in contropiede dalla crisi di governo alla vigilia del voto. «Falso, siamo in crescita», ha replicato Lombardo. Che
per giorni, comunque, ha conquistato i riflettori, compreso quello della “terza cameraâ€, Porta a Porta. «Arriveremo al 6 per cento, il 5 mi sembrerebbe una sconfitta», giurava il governatore ribelle. E forse ci sperava davvero, tanto che ieri ha attribuito all’astensionismo l’esito non felice. Ci credeva. Anche perché la tenuta dell’Mpa era anche il banco di prova importante per un altro progetto, quello del Partito del Sud, una sorta di contraltare della Lega, che piace a Lombardo, ma anche al leader dei «ribelli» del Pdl che con Lombardo si sono schierati nella crisi siciliana, il sottosegretario Gianfranco Miccichè (Pdl).
Un progetto che, lo sanciranno i risultati definitivi, con ogni probabilità morirà sul nascere. «Uniti sotto la stessa bandiera, quella dell’autonomia, ci batteremo per costruire un’Europa delle Regioni e dei Popoli, non più dominata dagli interessi delle lobbies e delle burocrazie», è stato il leit-motiv della campagna elettorale. Uno slogan che evidentemente non ha convinto gli elettori. Almeno quelli d’Italia, visto che in Sicilia la coalizione - 1225 sezioni su 5302 - ha ottenuto il 16,2%.