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12/11/2009 08:08:17

Lombardo: "Si è aperta la crisi". Via alla verifica

 

 

Si profila una grave crisi nel governo siciliano. Il presidente della regione, Raffaele Lombardo, non ha più una maggioranza parlamentare, di fatto il suo governo si regge su una maggioranza 'virtuale'. E' quanto si evince dal voto con il quale ieri  sera l'assemblea regionale siciliana ha approvato un ordine del giorno presentato dal Partito Democratico che boccia il documento di programmazione economica e finanziaria del governo per il prossimo triennio.

A mettere in crisi la maggioranza è stato il fatto che l'ordine del giorno è stato votato anche dai parlamentari del Pdl "ufficiale" e dell'Udc. Fedeli a Lombardo sono rimasti invece i deputati del Pdl Sicilia, il gruppo di fuoriusciti che ha formato il "Gruppo Sicilia", che fa capo al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianfranco Miccichè.

Raffaele Lombardo replica e ricorda che il Governo sapeva già di poter contare solo su 30 deputati in aula. "Ma il voto di questa sera - ha detto - fa chiarezza sulle vere intenzioni del Pdl 'ufficiale', che tiene due assessori in Giunta, i quali approvano i documenti finanziari e dopo essersi scandalizzati d'ogni rapporto col Pd, non ha esitato a votare l'ordine del giorno dell'opposizione".

Ed ha aggiunto: "Ora siano coerenti e consequenziali. Io verificherò se c'e' sufficiente volontà di operare per riformare un sistema pieno di marciume, saccheggi e sprechi, che sto cercando di cambiare con tutte le mie forze e la collaborazione degli uomini di buona volontà. Non indietreggerò di un millimetro.
Nessuno si faccia illusioni: lo devo ai siciliani"

Per la Sicilia, sul fronte degli equilibri politici, si preannunciano dunque settimane difficili e cariche di incognite. Non è escluso che la nuova situazione possa, nonostante le intenzioni dichiarate del governatore, indurlo a rassegnare le dimissioni.

 

Esiste ancora, a livello politico, quella coalizione votata dagli elettori? Ce lo dovrà spiegare lo stesso presidente Lombardo, in sede di verifica di maggioranza", dice il capogruppo del Pdl Innocenzo Leontini. Gli fa eco Salvino Caputo: "La bocciatura dimostra non solo l’inadeguatezza del Dpef a garantire gli interessi della Sicilia, ma dal punto di vista politico è la conferma che il presidente della Regione non ha più una maggioranza in Aula che gli consenta di portare avanti la sua azione politica. Adesso è bene che ne tragga le sue conseguenze politiche ed istituzionali".

 

 

"Con la bocciatura del Dpef il governo Lombardo cade alla prima prova d'Aula non avendo di fatto una maggioranza e facendo emergere che la Sicilia nom merita di avere un esecutivo virtuale", dice Rudy Maira, capogruppo Udc all'Ars. Per Nino Dina, "il Dpef non affrontava le vere emergenze della Regione. Non c'era traccia di una strategia per risolvere il grave problema della gestione dei rifiuti, quasi che il presidente Lombardo auspicasse la proclamazione di un nuovo stato di emergenza, magari per agire indisturbato proprio nel momento in cui appare un groviglio di interessi preoccupante".

 

"Il voto di stasera segna la fine del secondo governo Lombardo-Berlusconi e del centrodestra in Sicilia. Si è consumato l’ultimo atto di una farsa durata 18 mesi di liti, spaccature e insulti", osserva Antonello Cracolici, presidente del gruppo parlamentare del Pd. "Il centrodestra ha vinto le elezioni ma non è in grado di governare. Adesso spetta al presidente della Regione prenderne atto".

 

"Si è fatta chiarezza. Adesso il presidente Lombardo, che ha dimostrato assoluta coerenza, ha le mani libere. E' stato certificato quello che si era manifestato in altre occasioni, e cioè da che parte stanno gli altri". Così Lino Leanza, fedelissimo del governatore Lombardo, e assessore ai Beni culturali.

 

"Desta viva meraviglia e sconcerto il voto espresso da gruppi e parlamentari della maggioranza che, pur di bloccare le iniziative del governo hanno deciso di fare da ruota di scorta al Pd", commenta l’assessore regionale al Bilancio. "Il Pdl dei cosiddetti lealisti – aggiunge Di Mauro – pur presente in giunta con due assessori, si è manifestato con un voto che non ha nulla a che vedere con l’identità e gli orientamenti del partito a cui appartiene. Oggi scriviamo una pagina di reazione agli sforzi che il governo sta facendo per cambiare le regole dei governi precedenti, per cambiare marcia rispetto al passato".