Se è vero che le imprese siciliane versano il 23% dell’Irap (imposta sulle attività d’impresa) del gettito complessivo raccolto nel Sud Italia, è altrettanto vero che Sud e Isole, insieme, versano il 21% del totale nazionale. Dunque, rileva il sindacato che le imposte versate in Sicilia da coloro i quali svolgono attività produttive, rappresentano appena il 23% del 21% pagato da tutto il Sud.
Pertanto, “se è vero che l’imposizione fiscale dà una misura della ricchezza che il territorio produce, la realtà che viene fuori dai numeri - afferma Maurizio Bernava, segretario della Cisl Sicilia - è il quadro sconfortante di una regione in crisi profonda”. In quell’occasione, Bernava ha chiesto “un cambio di passo e prospettiva”, alla politica, “perchè siano attratti nell’Isola investimenti capaci di creare lavoro, reddito. E in questo modo, anche entrate per il fisco”.
Al mondo delle imprese ha proposto una “alleanza strategica per lo sviluppo”. Un punto ripreso da Catalano per il quale “l’asse imprese-lavoro è necessario affinchè i temi della crescita diventino la priorità dell’azione politica”. “Condividiamo anche l’urgenza della riforma fiscale - ha detto il direttore - e dell’Irap in primo luogo, che è una tassa iniqua che grava sul lavoro creato dalle aziende”. Insomma, “il fisco aiuti l’economia, non la freni”. Un duetto col numero uno della Cisl Sicilia, per il quale “è ora che il sistema tributario funzioni come leva di riequilibrio effettivo, economico e sociale”. Anche perchè, ha puntato il dito Bernava, “a coprire il 90%, quasi, del gettito dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, l’Ire ex Irpef, sono i lavoratori dipendenti e i pensionati”. Quanto a Regione ed enti locali, in Sicilia, segnala il report su fisco ed equità , incamerano, per ragioni legate al fisco, una quota media pro-capite di 610 euro. Il dato analogo che riguarda la Lombardia, e’ di 1.410 euro; nel Lazio prelevano 1.240 euro. In Umbria ricevono, per persona, 980 euro. Pertanto, “Regione, province e comuni del Nord - osserva il sindacato - mettono in cassa una mole di risorse finanziarie per Irap e addizionali Irpef, pari, in totale, a 2,1 volte quella raccolta dagli analoghi enti, nel Mezzogiorno del paese”. Come dire che “il federalismo fiscale, per le amministrazioni locali del Sud - avverte Bernava - porta con sè una montagna di incognite”.
Ma forse è necessario per dotare tutti, dagli amministratori ai cittadini, un maggiore senso di responsabilità . La Cisl sollecita il governo regionale a “dar corso a una stagione incentrata sullo stop alle contribuzioni a pioggia; sulla riprogrammazione dei fondi Ue. Sul credito d’imposta per lo sviluppo; sugli incentivi mirati, a sostegno delle imprese sane e dei settori strategici”. Ancora, “sulla lotta al lavoro nero, all’evasione fiscale e contributiva e alla criminalità in economia”. “E chiediamo pure - puntualizza Bernava - che si apra, concretamente, alla politica delle aree attrezzate, che offrano fiscalita’ compensativa e di vantaggio”.
Tra i dati elaborati dalla Cisl, anche quello sulla distribuzione percentuale dell’imposta sul valore aggiunto (Iva). Ne viene fuori che il gettito dell’imposizione è prodotto, per il 61% dai consumi del Nord; per il 30% dagli scambi nelle regioni del centro-Italia. E solo per il 9% e’ generato nel Sud e nelle Isole. Altri dati ricordati durante l’assise: la Sicilia ha un tasso di disoccupazione del 13,3% e, per senza lavoro, “e’ la prima regione in Italia”. La Sardegna ha il 12,7%, la Campania il 12,2%. Per contro, il Trentino ha il 3,1%.