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31/03/2010 06:13:04

Rivelo il rifugiò e la nuova identità di Piera Aiello. Carabiniere a giudizio


Ammesse le parti civili: Piera Aiello e l'associazione antimafia "Rita Atria", divese dall'avvocato Giuseppe Gandolfo; era presente in aula Piera Aiello insieme a Nadia Furnari (componente del consiglio direttivo dell'associazione).
Le eccezioni dell'avvocato difensore dell'Ippolito, avv. Gianni Caracci, tendenti ad escludere le  persone danneggiate dal reato, sono state rigettate.
Piera Aiello ha chiesto un risarcimento danni di € 1.500.000,00 mentre l'associazione un risarcimento danni di € 100.000; l'avv. Caracci ha chiesto il rito abbreviato e l'udienza è stata rinviata per la discussione al prossimo 4 maggio 2010, ore 12,00.

Il reato ascritto ad Ippolito è il 326 c.p., "per avere nella qualità di appuntato dei Carabinieri, in servizio presso la stazione dei Carabinieri di Mazara del Vallo, violando i doveri inerenti alle sue funzioni, rivelato il rifugio protetto e la nuova identità della collaboratrice di giustizia Piera Aiello”.

Piera Aiello è una testimone di giustizia. Il Testimone di giustizia è una figura introdotta dalle Legge 45 del 2001 dello Stato Italiano che ha modificato la precedente disciplina relativa ai collaboratori di giustizia (D.L. 15/1/1991 n.8, convertito con modifiche nella L. 15/3/1991 n.82).
Sono testimoni di giustizia: “coloro che, senza aver fatto parte di  organizzazioni criminali - anzi essendone a volte vittime -  hanno sentito  il dovere di testimoniare per ragioni di sensibilità istituzionale e  rispetto delle esigenze della collettività, esponendo se stessi e le loro  famiglie alle “reazioni degli accusati e alle intimidazioni della  delinquenza”.
La legge del 2001 estende al testimone di giustizia la disciplina propria  del collaboratore di giustizia ed in particolare, l'art. 16-ter, afferma che  i testimoni di giustizia hanno diritto:
• a misure di protezione fino alla effettiva cessazione del pericolo per  sé e per i familiari;
• a misure di assistenza, anche oltre la cessazione della protezione,  volte a garantire un tenore di vita personale e familiare non  inferiore a quello esistente prima dell’avvio del programma, fino a  quando non riacquistano la possibilità di godere di un reddito  proprio;
• alla capitalizzazione del costo dell’assistenza, in alternativa alla  stessa;
• se dipendenti pubblici, al mantenimento del posto di lavoro, in  aspettativa retribuita, presso l’amministrazione dello Stato al cui  ruolo appartengono, in attesa della definitiva sistemazione anche  presso altra amministrazione dello Stato;
• alla corresponsione di una somma a titolo di mancato guadagno,  concordata con la commissione, derivante dalla cessazione  dell’attività lavorativa propria e dei familiari nella località di  provenienza, sempre che non abbiano ricevuto un risarcimento al  medesimo titolo, ai sensi della legge 23 febbraio 1999, n. 44;
• a mutui agevolati volti al completo reinserimento proprio e dei  familiari nella vita economica e sociale.
L'art.16-ter prevede che le misure di protezione siano mantenute fino alla  effettiva cessazione del rischio. Inoltre "se lo speciale programma di
protezione include il definitivo trasferimento in altra località, il  testimone di giustizia ha diritto ad ottenere l’acquisizione dei beni  immobili dei quali è proprietario al patrimonio dello Stato, dietro  corresponsione dell’equivalente in denaro a prezzo di mercato".

19 anni fa Piera Aiello lasciò Partanna, gli affetti familiari, gli amici, la sua  vita in Sicilia per dare il suo contributo nella lotta alle mafie raccontando
quello che sapeva su Cosa nostra alle procure siciliane. Nella primavera  scorsa (2009) la Aiello ha visto saltare la sua copertura a causa di
una fuga di notizie.  Un allarme che sembrò rientrare poco dopo ne nascose un altro:  l'esclusione di Piera Aiello dal programma di protezione stabilito dalla
Legge 45/2001. Mesi difficili gli ultimi, paure e silenzi, hanno portato la  Aiello a lasciare la propria famiglia per recarsi in Sicilia a chiedere  chiarezza. Piera Aiello è stata costretta a tornare in Sicilia per proteggere la sua  famiglia, per avere chiarezza sulla sua condizione, e sulla sicurezza sua e  dei suoi familiari.

Dopo 14 anni di attività, informale ma significativa e costante sul  territorio nell’impegno contro tutte le mafie è stata formalizzata il 25  luglio 2008, presso l’Agenzia delle entrate di Milazzo, la costituzione  dell’Associazione Antimafie “Rita Atria”. La circostanza più significativa  di questa formalizzazione è stata l’attribuzione della Presidenza che i  soci fondatori hanno affidato a Piera Aiello, cognata di Rita Atria e  come lei Testimone di Giustizia,.