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01/02/2025 06:00:00

Nino Agostino e Ida Castelluccio: a 35 anni dalla morte la verità è sempre più lontana

Sono trascorsi trentacinque anni dall'omicidio dell'agente di polizia Nino Agostino e di sua moglie, Ida Castelluccio, incinta, avvenuto nella loro residenza estiva a Villagrazia di Carini, nei pressi di Palermo. Oggi la verità giudiziaria sembra ancora lontana: la Corte di Cassazione, nei giorni scorsi ha annullato con rinvio la condanna all'ergastolo del boss mafioso Nino Madonia e ha dichiarato prescritta la condanna per l'omicidio di Castelluccio.

 L'omicidio di Nino e di Ida rappresenta uno dei più inquietanti intrecci tra criminalità organizzata e apparati dello Stato. Il 5 agosto 1989, il poliziotto Nino Agostino e sua moglie, furono brutalmente assassinati a Villagrazia di Carini, in un delitto che, sin da subito, apparve connotato da un evidente tentativo di depistaggio e insabbiamento. L’agente Agostino, noto per il suo impegno nelle operazioni contro la criminalità organizzata, aveva svolto attività riservate di indagine, entrando in contatto con personaggi chiave della lotta alla mafia, tra cui Giovanni Falcone.

Le indagini sull’omicidio furono caratterizzate da gravi anomalie e tentativi di depistaggio

I documenti personali di Agostino sparirono dagli archivi della polizia, e la stessa famiglia fu vittima di intimidazioni. Il padre di Nino, Vincenzo Agostino, ha denunciato per anni il coinvolgimento di pezzi deviati dello Stato nel delitto e ha intrapreso una battaglia instancabile per la verità. Soltanto dopo decenni di silenzi e ostacoli, la magistratura è riuscita a ricostruire il quadro dell’omicidio, portando a processo figure di spicco di Cosa Nostra.

Nino Madonia e Gaetano Scotto accusati dell’omicidio di Agostino e della moglie

 Secondo l’accusa, il delitto rientrava in una strategia più ampia di eliminazione di soggetti ritenuti scomodi dalla "profanissima trinità" costituita dall’alleanza tra mafia, eversione neofascista e settori deviati dello Stato. L’avvocato Fabio Repici, nel corso del processo, ha sostenuto che il poliziotto era diventato un bersaglio non solo per la sua attività di contrasto ai latitanti mafiosi, ma anche per le sue intenzioni di denunciare le relazioni tra il mandamento mafioso di Resuttana e membri della Polizia di Stato e del SISDE.

"Faccia da mostro"

I depistaggi che seguirono il duplice omicidio furono volti a coprire il coinvolgimento di questi apparati. Secondo Repici, Giovanni Aiello, noto come "Faccia da Mostro", operava in connubio con Cosa Nostra e aveva legami diretti con il mandamento di Resuttana. Aiello era legato a Bruno Contrada, ex alto funzionario del SISDE, e avrebbe avuto un ruolo nelle attività di copertura del delitto. . Inoltre, l’avvocato ha evidenziato come il collaboratore di giustizia Pietro Riggio abbia fornito elementi ritenuti inattendibili, contribuendo a creare ulteriori ostacoli alla verità.

Vincezo Agostino e la moglie Augusta

Il padre di Agostino, Vincenzo, insieme alla moglie Augusta Schiera, ha dedicato la sua vita alla ricerca della giustizia per il figlio, trasformandosi in un simbolo della lotta contro i silenzi e le collusioni di Stato. La loro battaglia ha finalmente trovato un primo riconoscimento nel rinvio a giudizio dei principali responsabili del delitto. L’omicidio di Nino Agostino e Ida Castelluccio rimane una ferita aperta nella storia dell’Italia, testimoniando la difficoltà di fare luce sulle connessioni tra mafia e apparati deviati dello Stato.

Il nuovo processo d'appello per Madonia

La decisione della Cassazione è scaturita dall'esclusione, da parte della Corte d'Assise d'Appello, dell'aggravante della premeditazione, ritenendo che la donna non fosse un obiettivo designato, ma sia stata colpita accidentalmente mentre cercava di proteggere il marito. Di conseguenza, verrà celebrato un nuovo processo d'appello per Madonia, già detenuto con più ergastoli. Nel frattempo, la Procura sta indagando sulla possibilità che possa essere coinvolto anche nell'omicidio del presidente della Regione Piersanti Mattarella, fratello dell'attuale Capo dello Stato.

L'indignazione della famiglia Agostino

 Il nipote di Nino Agostino, Nino Morana, ha espresso indignazione per questa decisione: "È l'ennesimo schiaffo alla mia famiglia. Non permettono ai miei nonni Vincenzo e Augusta e ai miei zii Nino e Ida di riposare in pace". Ha aggiunto che l'unico aspetto positivo è che i suoi nonni non hanno dovuto assistere a questo annullamento, ma che lui e la sua famiglia continueranno a lottare per la verità.

Le polemiche sull'inchiesta

Anche l'avvocato di parte civile, Fabio Repici, ha criticato la decisione, sottolineando l'assurdità della situazione giudiziaria. Repici è a sua volta coinvolto in un procedimento per calunnia nei confronti di tre magistrati di Caltanissetta, dopo aver accusato la Procura di voler sabotare il processo per l'omicidio di Agostino. Nonostante la richiesta di archiviazione, il giudice ha disposto l'imputazione coatta.

Movente ancora sconosciuto

Il movente dell'omicidio di Agostino resta avvolto nel mistero, spesso collegato alla morte del collaboratore del Sisde, Emanuele Piazza. Sullo sfondo della vicenda emergono, oltre ai mafiosi, anche figure appartenenti alla Polizia di Stato e ai Servizi segreti. Si ipotizza che Agostino fosse coinvolto in una struttura segreta finalizzata alla cattura di latitanti, in contatto con esponenti di Cosa nostra. L'inchiesta ha incluso anche un'informativa dell'ex capo della squadra mobile, Arnaldo La Barbera, che faceva riferimento a una presunta "pista passionale" nelle indagini.