Imputati sono Francesco Saladino e Baldassare Campana. Il primo è figlio dell'imprenditore Melchiorre Saladino,che ha patteggiato di recente dinanzi al gup per l'accusa di corruzione con l'aggravante di avere favorito Cosa Nostra per far costruire un parco eolico in contrada Aquilotta, a Mazara del Vallo. Il figlio davanti ai giudici di Marsala risponde di finanziamento illecito elettorale, per una somma di denaro, 30 mila euro, arrivata all'ex consigliere comunale di Forza Italia Vito Martino, il politico che si interessò di favorire il progetto del parco eolico sponsorizzato da una paio di imprenditori del nord Italia. L'altro imputato, Baldassare Campana, è imputato di corruzione: è un funzionario del Comune di Mazara, era addetto allo sportello attività produttive, lui si sarebbe occupato di far sparire da una cassaforte il progetto presentato da un'altra società per lo stesso parco eolico.
Il mese scorso davanti al gup di Palermo Daniela Troja si era chiuso il troncone principale con condanne per complessivi 33 anni inflitti a sei imputati tra imprenditori, tecnici e esponenti mafiosi: 8 anni e 4 mesi a Giovan Battista Agate, Giuseppe Sucameli, e Antonino Cuttone; 3 anni all'ex consigliere Vito Martino; 2 anni all'imprenditore trentino Luigi Franzinelli, un anno e 10 ad Antonio Aquara.
A segnare il dibattimento di ieri, invece, la testimonianza di uno degli investigatori della squadra Mobile di Trapani che si è occupato delle indagini denominate «Eolo». L'ispettore Angelo Palumbo rispondendo al pm Cartosio ha fatto riferimento alle intercettazioni e ai riscontri sulla rete di connessioni e contatti cresciuta attorno a quelle pale eoliche. L'udienza continuerà il 19 aprile.