"Per la Sicilia mi auguro che non ci sia un nuovo caso Cuffaro".Così l'ex presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, sull'inchiesta che ha coinvolto il suo successore a Palazzo d'Orleans, Raffaele Lombardo, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Cuffaro si è dimesso da governatore dopo la condanna in primo grado per il processo sulle "talpe" alla Dda. Condanna confermata, anzi aumentata di due anni (da cinque a sette) in appello. Cuffaro oggi verrà processato, in abbreviato, dal gup per concorso in associazione mafiosa.
"Mi aspetto che ci sia una serenità di giudizio e, come sempre, accetterò quella che sarà la sentenza della magistratura, anche quando dovesse essere non gradita. Ho sempre accettato le decisioni dei giudici perché credo che sia dovere di ogni cittadino rispettare le istituzioni e la magistratura è un'istituzione", ha detto l'ex presidente della Regione poco prima di entrare al palazzo di giustizia di Palermo.
"Il rispetto per la magistratura - ha concluso - bisogna dimostrarlo quando questo ti mette alla prova, io sono stato messo alla prova e ho sempre dimostrato rispetto nei confronti di un'istituzione che comunque è cardine della nostra democrazia". Alla domanda se nel processo d'Appello in cui è stato condannato e sette anni per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra c'è stata serenità di giudizio, Cuffaro ha risposto: "I giudici emettono il giudizio sempre con grande serenità , può non essere condiviso dagli imputati e io non ho condiviso il mio, ma l'ho rispettato come ho rispettato il lavoro degli inquirenti e dei giudici".
Cuffaro è arrivato in tribunale scortato: una misura di protezione che dalle tre auto e sette agenti è stata via via ridotta dopo le dimissioni del 26 gennaio 2008 a seguito del verdetto per le 'talpe' a palazzo di giustizia di Palermo.
Per il sindacato di polizia Silp-Cgil è "un paradosso" che lo Stato protegga un politico condannato a sette anni per favoreggiamento di mafiosi e ora di nuovo imputato. In aula, tra l'altro, si parlerà di un verbale del pentito Maurizio Di Gati: in vista di un incontro con alcuni boss agrigentini, Cuffaro avrebbe detto: "Un viniti all'ufficio di presidenza" ("Non venite alla presidenza") ma a casa mia perché "haiu li sbirri appriessu e non mi puozzu arriminari tantu assai" ("Ho gli sbirri che mi scortano e non mi posso muovere molto").