In sede processuale è stata dimostrata la valenza criminale dei fratelli Agrò nonché i loro stretti rapporti con i capi mafia della provincia agrigentina Salvatore Fragapane, Giuseppe Fanara e Maurizio Di Gati, ai quali i citati imprenditori si rivolgevano per dirimere le controversie susseguenti alla loro attività di usurai, fino a spingersi ad ottenere la soppressione violenta del Mancuso che si era rifiutato di restituire il denaro avuto in prestito. E’ stato, altresì, acclarato che lo stesso Fragapane aveva investito denaro di cosa nostra nell’illecita attività posta in essere dagli Agrò che, grazie all’appoggio incondizionato dell’organizzazione, erano così riusciti ad incrementare il patrimonio personale.
Sulla personalità criminale degli Agrò, impegnati per conto di cosa nostra nell’attività usuraria sul territorio agrigentino, hanno riferito anche i collaboratori di Giustizia Ignazio Gagliardo e Maurizio Di Gati.
Il provvedimento di sequestro, a seguito delle complesse indagini del personale delle Sezioni Operative DIA di Agrigento e di Lecce, che colpisce anche i congiunti dei suddetti, ha riguardato conti correnti, beni e quote societarie della ISOA Servizi srl di Fasano (Brindisi).
L’operazione è il risultato di una indagine patrimoniale delegata, in origine, dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento e successivamente dalla Procura Distrettuale Antimafia di Palermo. Il Tribunale di Agrigento ha motivato il sequestro rilevando, sulla base delle complesse ed articolate investigazioni di carattere tecnico-patrimoniale svolte dalla D.I.A, la mafiosità dei soggetti proposti e la sperequazione tra il valore dei beni posseduti e/o dei redditi dichiarati e l’attività svolta.