"Colpire la polizia è indebolire lo Stato", si accalora Giuseppe Tiani, segretario del Siap. La contabilità dell'austerity imposta a tutto il comparto sicurezza da Tremonti si salda alla legge 133 del 2008, quella di Brunetta. "Sommati i due effetti, i tagli arrivano al 35% del bilancio per il 2011: 1,67 miliardi di euro per tutti, 557 milioni per la polizia", racconta Felice Romano, segretario del Siulp. "Ma veniamo da anni di sacrifici pesanti (263 milioni in meno nel 2009, 283 nel 2010), l'età media dei poliziotti è alta, le strutture carenti, il fondo per le missioni (pattugliamenti, accompagnamenti alla frontiera, indagini) in rosso di 30 milioni, 40 mila unità in meno entro il 2015 per il blocco del turn over, il fondo per acquistare pistole, munizioni, giubbotti antiproiettile ridotto dell'80% e il fondo della polizia per il riordino, 780 milioni, "ritirato" dalla manovra".
E poi gli stipendi, bloccati al 2010. Il neo promosso questore guadagnerà meno di un suo sottoposto: ha la funzione ma non il riconoscimento economico. E se un poliziotto, ferito in un'operazione, torna in servizio dopo la malattia, non va più in strada perché non ci sono i soldi per gli straordinari, i turni di notte e i festivi. Rimane in ufficio, come 3 mila suoi colleghi utilizzati come portieri, autisti e centralinisti nelle prefetture e al ministero degli Interni: l'equivalente di 3 volanti in più, nelle 24 ore, per ogni provincia italiana. "Restituite i poliziotti alla polizia", scrivono nel manifesto.