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24/08/2010 04:04:45

La rottura Fini - Berlusconi: le conseguenze in Sicilia e a Trapani. Scilla fuori dal Pdl Sicilia?

libertà per l’Italia, così come accaduto a Roma negli scranni di Montecitorio e palazzo Madama, conseguenza diretta della creazione del nuovo partito. Il gruppo sarebbe formato da 5 deputati regionali che uscirebbero dal Pdl Sicilia. “Rimarremo alleati di Micciché” dice il deputato nazionale Carmelo Briguglio che puntualizza, però, come “ancora non abbiamo avuto alcuna indicazione sulla costituzione di un partito staccato dal Pdl”. Si tratterebbe di Alessandro Aricò, Pippo Currenti, Carmelo Incardona, Livio Marrocco e Toni Scilla.

Proprio Scilla, però, smentisce la sua uscita dal Pdl Sicilia:  “Ribadisco la mia incondizionata stima ed il mio affetto verso il presidente Fini, ma in coerenza con la mia storia personale e politica, che mi ha visto nascere nel MSI per poi traghettare in Alleanza Nazionale e quindi approdare in tutta convinzione nel Pdl, non lo seguirei nella costituzione di un nuovo partito. Per quanto riguarda quindi le vicende siciliane, non lascerò il gruppo all’Ars del Pdl Sicilia di Gianfranco Miccichè; condivido e sposo in pieno la sua coraggiosa azione politica in difesa della Sicilia e dei siciliani e sono fermamente convinto che il percorso intrapreso dal sottosegretario alla presidenza sia quello più idoneo al riscatto della nostra splendida terra”.

E da Roma, dalla voce di Gianfranco Fini, arriva anche un’importante monito: “impossibile e inopportuno in questo momento sostenere un governo regionale insieme al Partito democratico”. Per cui il nuovo gruppo, che continua a professare fedeltà al governatore Lombardo, sosterrebbe eventualmente anche una giunta tecnica anche se a malincuore visto che perderebbe i suoi due rappresentanti a palazzo D’Orleans: Luigi Gentile e Nino Strano.

“Il nostro sostegno al governatore e l’alleanza strategica con l’Mpa all’interno di una coalizione di centrodestra sono certi – ribadisce Briguglio – per noi occorre andare avanti con questa compagine che ci vede alleati anche con Micciché. Se Lombardo vuole puntare su un esecutivo tutto tecnico continueremo a sostenerlo ma diciamo no al altre alleanze che andrebbero oltre il centrodestra”.

“Uno scenario realistico” per Pippo Scalia, coordinatore regionale di Generazione Italia ed ex leader regionale di An, “noi non vorremmo uscire dal Pdl Sicilia – aggiunge – lo consideriamo una nostra creatura. Ma se nasce un nuovo partito, nascerà pure un gruppo all’Ars”.

Una grana in più per Raffaele Lombardo – alle prese con la composizione della quarta giunta da lui guidata da quando è stato eletto presidente della Regione nel 2008 – che avrebbe voluto fare della Sicilia il laboratorio politico nazionale, anticipando una eventuale “futuribile” coalizione con Fli, Mpa, Pd e Udc.

E proprio dal partito centrista è partita l’ultima bordata contro il governatore siciliano. “Nessuna intesa con un governatore che annuncia l’abolizione delle Province e non pensa alle vere emergenze della Sicilia” ha detto Rudy Maira, capogruppo dell’Udc all’Ars. Per Lombardo un puzzle ancora da comporre e che lo porterà probabilmente a un mini-rimpasto di giunta con l’ingresso di qualche tecnico.

ROMANO. ”Le difficolta’ della maggioranza non sono state create dall’opposizione ma dalla inevitabile esplosione delle contraddizioni interne al Pdl, a noi presenti sin dal predellino. Il bipolarismo forzato e’ solo utile a marginalizzare elettoralmente i moderati, premiando gli estremisti, ma non di certo utile a governare l’Italia”. Lo dice il parlamentare e segretario dell’Udc in Sicilia, Saverio Romano. ”Questo Bossi lo sa bene e dal suo punto di vista e’ meglio cosi’ – aggiunge – Le sue esternazioni contro l’Udc, tra l’altro, dimostrano che egli, prima di tutti gli altri, ha gia’ individuato il vero ostacolo alla secessione politica del paese, ed e’ un’area politico-culturale di moderazione e responsabilita’, che unisce il Paese e difende la democrazia e la Costituzione”. Per Romano ”oggi piu’ che le offese di un uomo malato a noi democristiani pesa la semplificazione e la brutalizzazione di una storia importante per il nostro Paese della quale, da vero anti italiano qual e’, Bossi non e’ degno”.