Sicilia sono vicini alle posizioni del senatore messinese Giampiero D'Alia, il quale ha preso le distanze dai parlamentari del suo partito, Totò Cuffaro, Calogero Mannino e Saverio Romano (quest'ultimo è segretario regionale), convinti che sia necessario cambiare linea nel rapporto con Berlusconi.
Un pezzo dell'Udc, insomma, potrebbe far ritorno nella maggioranza che sosterrà il governo del leader autonomista Lombardo, dopo che i centristi erano stati fatti fuori insieme al Pdl cosiddetto "lealista", cioé quello rimasto dopo la scissione capitanata dal sottosegretario Gianfranco Micciché che aveva dato vita all'Assemblea regionale, e poi negli enti locali, al Pdl-Sicilia.
Attualmente Lombardo è sostenuto dall'Mpa, dagli uomini di Micciché, e conta sull'appoggio esterno del Pd. Nelle ultime settimane i democratici hanno ripetutamente chiesto al governatore di prendere le distanze da Berlusconi, condizione fondamentale per continuare a garantirgli l'appoggio. La risposta di Lombardo finora non è stata incoraggiante.
Oggi il leader autonomista incontrerà a Roma Micciché, il quale non ha alcuna intenzione di sganciarsi da Berlusconi.
Resta il nodo dei rapporti con i democratici, il punto che più imbarazza Micciché: un loro ingresso ufficiale in giunta diventerebbe la prova generale del temuto ribaltone a livello nazionale. Da qui l'ipotesi che si è fatta strada in queste ore, e cioé un governo di tecnici, con assessori pescati dalle varie aree dei partiti, ma senza politici "professionisti". Un governo così concepito, inoltre, diventerebbe un test per capire se è possibile - in attesa che il quadro nazionale si chiarisca - costituire il Partito del Sud.