A favore hanno votato i deputati dell’Mpa e i transfughi dell’Udc, guidati da Saverio Romano. Anche i deputati di Futuro e Libertà per l’Italia hanno votato a favore si, ad eccezione di Fabio Granata che ha dichiarato di aver votato “no” alla fiducia. Lombardo quindi non ha rotto con Berluscono, come invece si sosteneva negli ambienti del Pd, ma ha votato la fiducia al Governo.
Entro dicembre pronto il progetto esecutivo del ponte sullo Stretto di Messina". Parole del premier Silvio Berlusconi nel suo intervento alla Camera, dove ieri il governo ha incassato la fiducia con i voti decisivi di finiani e autonomisti. E' l'obiettivo principale del piano delle infrastrutture per il Mezzogiorno che prevede anche il completamento dell'autostrada Ragusa-Catania e il raddoppio della superstrada Agrigento, Caltanissetta, ma anche treni ad alta velocità fino a Palermo.
Il presidente del Consiglio ha inoltre assicurato che "nei prossimi tre anni saranno investiti al Sud per circa 21 miliardi euro". Prevista anche la nascita della Banca del Sud per un aiuto alle piccole imprese. Infine la lotta alla criminalità organizzata che secondo il premier proseguirà grazie anche alla "normativa antimafia più efficace al mondo".
In aula si è parlato anche nel dibattito della situazione politica siciliana. Il deputato siciliano appena uscito dall’Udc Saverio Romano afferma, nell’Aula di Montecitorio, che quello avvenuto ora in Sicilia è stato “il più grande ribaltone di tutti i tempi”. Dalla maggioranza arrivano numerosi applausi, ma il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, salta su e rivolgendosi al ministro della Giustizia Alfano, che è seduto ai banchi del governo, gli grida: “bene, questa è l’operazione che hai fatto tu! Sarebbe meglio che tornassi ad occuparti di giustizia”.
Il Guardasigilli, infatti, è considerato dai centristi “il vero regista dell’operazione che ha portato i quattro deputati siciliani: Calogero Mannino, Saverio Romano, Giuseppe Gravo, Giuseppe Ruvolo a lasciare il partito per costituire la nuova componente “Popolari per l’Italia di domani”. “Queste cose – ha aggiunto Casini agitando il dito verso Alfano – vanno dette!”. Il ministro chiamato in causa, non ha risposto ed è rimasto serio e un po’ turbato ai banchi del governo. Solo il parlamentare Amedeo Laboccetta ha gridato al segretario Udc: “abbassa quel dito!”.
“Casini mi ha offerto di fare il ministro in un governo Pd-Udc in cambio di un sostegno dell’Udc Sicilia alla sua linea politica che prevede una deriva a sinistra e un accordo con D’Alema e Bersani” ha detto all'Ansa Romano. “Credo che questa proposta di Casini – aggiunge Romano – possa tranquillamente configurarsi come un caso di scuola di tentata compravendita politica. Risultano pertanto gratuite oltre che infondate le sue accuse nei confronti di noi deputati di Pid che abbiamo scelto la libertà delle nostre idee e i valori politici del moderatismo, della tradizione popolare sturziana, del senso delle istituzioni, e i principi di un partito di centro di ispirazione cristiana”.
Secondo Romano “Casini farebbe bene a scusarsi con i siciliani per essersi reso complice dell’ultimo dei ribaltoni, il Lombardo quater, anche quello frutto di un accordo Lombardo-D’Alema-Casini, e che ha portato il Pd, sonoramente sconfitto alle elezioni, al governo della Regione e chi le aveva vinte, Pdl e Udc alla opposizione: un esempio di volgare trasformismo che offende la volontà degli elettori siciliani”. “Anche in questo caso vi è stata una compravendita politica che stavolta ha avuto buon esito – conclude Romano – e di cui si conosce anche il prezzo: per il sostegno al Lombardo quater Casini ha ottenuto in cambio un assessorato regionale”.
Non tarda la replica: “La disperazione di chi si appresta a votare la fiducia a Berlusconi con un clamoroso voltafaccia di cui risponderà ai propri elettori è comprensibile, ma non giustifica in alcun modo la falsificazione della realtà e la menzogna. L’on. Romano non ha mai ricevuto alcuna promessa di posti di governo dall’on Casini e, peraltro, nessuna persona ragionevole e di buonsenso avrebbe potuto immaginare di proporlo come ministro in un esecutivo, di destra o di sinistra che fosse”. Lo precisa una nota dell’ufficio stampa dell’Udc in merito alle dichiarazioni di Saverio Romano.
Rocco Buttiglione, presidente dell’Unione di Centro, nega lo sfaldamento del partito e dà una spiegazione alla fuoruscita di cinque deputati dal gruppo parlamentare Udc alla Camera.
“Stiamo facendo il partito della Nazione”, afferma Buttiglione, intervenendo nella trasmissione radiofonica Radio Anch’io , “e questo partito pone le basi sul rinnovamento morale della politica e delle istituzione, è logico quindi che ci sono quelli che non
si trovano e scelgono di andarsene”.
Ma non ci saranno contraccolpi importanti sul piano del consenso, promette Buttiglione, “non è vero che l’Udc si regge con i voti della Sicilia, nell’Isola il partito supererà la soglia del 10 per cento”.
Chiara l’antifona, dunque. Secondo Buttiglione i transfughi – che sarebbero ispirati dall’ex governatore della Sicilia, Totò Cuffaro - non si sarebbero trovati a loro agio nel Partito della nazione.
Nel commentare la scelta dei cinque deputati – quattro dei quali siciliani – Buttiglione lascia intuire che non solo non danneggerebbe l’Udc, ma renderebbe più agevole la nascita della nuova formazione politica, cioè il Partito della nazione, alla quale dovrebbero aderire personalità del mondo dell’imprenditoria. Un fardello, che la nuova formazione politica non avrebbe potuto portare sulle spalle.
Quanto al discorso di Silvio Berlusconi a Montecitorio, Buttiglione lo considera un passaggio formale che no fa chiarezza nella maggioranza, dove i problemi rimangono irrisolti, a cominciare dal rapporto fra il capo del governo e il presidente della Camera dei deputati. Conclusa la giornata parlamentare, insomma, si ricomincerà come prima.
Fabio Granata vota no alla fiducia al governo Berlusconi e il presidente della Camera Gianfranco Fini lo convoca nel suo ufficio a Montecitorio. Il vicepresidente Antimafia e' stato chiamato dall'inquilino di Montecitorio per aver votato in dissenso rispetto al gruppo Fli.
''Ho votato contro la fiducia come reazione simbolica agli attacchi vergognosi a cui in questi mesi e' stato sottoposto il presidente Fini sul piano politico e personale. Mi riconosco e condivido pienamente le posizioni del gruppo 'Futuro e Liberta' per l'Italia', cosi' come espresse oggi in aula dal capogruppo Bocchino. Il nostro gruppo parlamentare, anche attraverso l'asse strategico con l'Mpa, ha dimostrato di essere tassello indispensabile per la governabilita'''. Questo il commento di Granata alla sua decisione di votare no.