E' questo l'amaro commento di Gaspare Marrone, il comandante del motopeschereccio "Ariete" attaccato n
el canale di Sicilia lo scorso 12 settembre, a colpi di mitragliatrice sparati da una motovedetta libica donata dall'Italia. "Essendo rimasti senza imbarcazione, sia io che il mio equipaggio siamo stati licenziati. Qualcuno dei miei uomini è riuscito a trovare un'altra occupazione nel frattempo, ma per me, da quel giorno, è cominciato un vero e proprio incubo, quello dell'incertezza. Dell'impossibilità di portare a casa qualcosa con cui sfamare i miei tre figli". Su quanto accaduto nel canale di Sicilia il comandante dell'Ariete ha replicato e contraddetto in più punti la versione ufficiale del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, e del Viminale. Dopo gli esami dei Ris di Messina, che accertarono gli oltre trenta colpi sparati sul natante ad altezza d'uomo, il motopesca Ariete è stato riparato: "L'armatore l'ha rimesso in sesto - spiega il comandante - e quindi l'ha venduto all'estero, in Eritrea. Io e i miei uomini siamo stati interrogati dalla Procura di Agrigento che ha aperto un'inchiesta sulla vicenda, ma poi non ci hanno fatto più sapere nulla. Ripeto, dopo il clamore sollevato i primi giorni, poi siamo stati dimenticati da tutti".