Ha giurato martedì pomeriggio all’ARS la neo assessora alla Salute, Daniela Faraoni, davanti al presidente della Regione Renato Schifani, e a quello dell'Ars, Gaetano Galvagno.
E’ entrata ufficialmente nel pieno delle sue funzioni, adesso si apre la corsa alla direzione dell’ Asp di Palermo.
Il Presidente Schifani ha espresso riconoscenza alla assessora uscente, Giovanna Volo. Parole di apprezzamento per l’incarico ricevuto arrivano dalla Faraoni: “Esprimo al presidente Schifani tutto Il senso della mia riconoscenza per avermi dato l’onore di volermi accanto. Le mete che ci proponiamo sono molto complesse, ambiziose ma anche indispensabili. Il punto di partenza è un grande impegno per programmare immediatamente un’azione di rilancio della sanità pubblica e per trovare le soluzioni più idonee per una integrazione di sanità pubblica e privata, nel rispetto dei principi costituzionali e nel rispetto dei bisogni di tutta la collettività. La nostra visione deve essere universale, come universale è sempre stato il sistema sanitario nazionale”.
Rete ospedaliera
L’assessora dovrà mettere mano alla rete ospedaliera siciliana, di cui finora si è occupata la sua predecessora.
La Fials Sicilia ha partecipato ad un confronto con i sindacati sul tema del riordino della rete ospedaliera. Sandro Idonea, segretario generale della Fials Sicilia, e la vice Agata Consoli, spiegano che “In questo clima di passaggio di consegne sappiamo che l’amministrazione dopo mesi di interlocuzione sta mettendo a punto le migliori condizioni per la rimodulazione. Il tema principale appurato dall’assessorato è la carenza di posti di medicina, con 2.250 posti letto nel pubblico non attivati e la necessità che le Direzioni generali procedano con l’immediata messa a disposizione”. Pur condividendone il percorso le sigle sindacali chiedono di “Visionare il piano di riordino per fornire il nostro supporto e dare il nostro contributo. Inoltre abbiamo chiesto la possibilità di un accordo quadro a livello regionale per applicare i contratti integrativi in maniera uniforme in tutte le aziende”.
Nursind
Potenziamento degli organici, è questa la richiesta che arriva da Nursind Sicilia “Senza una rete territoriale efficiente non può esserci una rete ospedaliera. Chiediamo misure per la sicurezza del personale e verifiche puntuali sull’erogazione dell’indennità di pronto soccorso che alcune aziende non hanno erogato”.
Per il segretario regionale del Nursind, Salvo Calamia e il vice Alfredo Guerriero c’è una carenza di 2300 posti letto da ricoprire: “Da parte nostra abbiamo posto altri quesiti, a cominciare dalle azioni nei confronti del personale per coloro i quali hanno dato un contributo nel periodo Covid. Abbiamo inoltre rappresentato la difficoltà anche a instaurare un confronto produttivo con le direzioni generali della Asp in quanto non abbiamo contezza dei dati di conseguenza in atto non possiamo discutere di proposte . Vogliamo ricordare che in talune aziende ospedaliere si ritiene non sia necessario altro personale e si stipulano contratti part time al 50%. Siamo soddisfatti dei decreti sugli incrementi delle indennità di pronto soccorso, sui fondi contrattuali e sulle prestazioni aggiuntive come il risultato in tema di Pnrr, dove risultano le scadenze, ad oggi, siano state rispettate e gli obiettivi realizzati. Sul tema 118 nei vari aspetti dobbiamo rincontrarci per fornire ulteriori proposte per l’incremento dei fondi e sulla sicurezza”.
Focus sicurezza
Il Nursing Up denuncia già da inizio anno 31 aggressioni ai sanitari negli ospedali: "Un numero che racconta di un allarme increscioso, che non può più essere ignorato. Ma le istituzioni restano come sempre incredibilmente indifferenti, con risposte insufficienti e una pericolosa inefficienza che alimenta questa emergenza. Il sistema sanitario sta collassando, con la sicurezza dei professionisti ridotta tragicamente a un problema secondario. Le aggressioni avvengono soprattutto in presenza di pazienti in stato di grave alterazione psicofisica, e oltre il 50% delle vittime sono donne, principalmente infermiere. A Vicenza, Taranto, Catania, e in molte altre strutture, soprattutto di notte, non è garantita neppure la presenza di un agente di sicurezza. È il pronto soccorso a pagare il prezzo più alto: l’incapacità di gestire l’afflusso e l’esasperazione dei pazienti porta a un’escalation di violenza che non può più essere ignorata”.
Il vero nodo affermano è “Il “vuoto normativo”. Le aziende sanitarie, nonostante numerosi disegni di legge abortiti sul nascere, non sono oggi obbligate a costituirsi parte civile nei procedimenti contro gli aggressori. Lo abbiamo chiesto espressamente durante le trattative contrattuali, ma ci siamo visti respingere questa proposta dall’ARAN. Questo ritardo istituzionale danneggia ulteriormente i lavoratori, privandoli di una protezione fondamentale. Le aziende sanitarie devono rispondere, tutelare i propri dipendenti, garantire giustizia. La sicurezza non può essere più un’opzione”.
La soluzione individuata è quella della riforma territoriale: “I pronto soccorso si ritrovano sovraccarichi di pazienti inviperiti e sguarniti di personale, incapaci di gestire afflussi abnormi che andrebbero snelliti da una sanità territoriale fatiscente. L’esasperazione di chi arriva dopo ore di attesa alimenta sempre di più la violenza. Serve una riforma radicale, serve adesso”.