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10/01/2011 22:59:00

Ragioni e sentimenti, di Diego Maggio

per avere la dimensione di una opportunità che scorre:

luoghi che percorri ogni giorno,

ceppi dei quali misuri il crescere quotidiano,

zolle che trovi rivoltate.
Tutto racconta la fluidità delle sensazioni

che appartengono alla vita interiore,

al foro della coscienza,

alla sfera delle percezioni sotto la pelle.

Rapportare, poi, lo spazio fisico che ti circonda

alle persone che ti vivono attorno

(alle loro voci ansiose e astiose,

ma anche a qualche sorriso disinteressato),

aiuta a capire e a distinguere la vita dai suoi obblighi e surrogati.

Fermarsi, serve non solo per un riposo del moto meccanico o muscolare.

Ma anche per consentire una lievitazione al respiro, una liberazione ai colori dell’anima,

prima del ritorno all’asfissia del dovuto e del grigio.

In effetti, quando ci si discosta dalla lealtà intellettuale.
è facile fare il gioco di chi ti vuole equivocare.
Ecco perché non giova a nulla l’insincerità … diplomatica.

A prescindere dalle partigianerie destra-sinistra,
esiste un sentire comune e minimale
che ti fa distinguere
il normale dall'ovvio, la tristezza dallo squallore,
la sofisticatezza dalla decenza, l’emulazione dalla sopraffazione,
l’ipocrita dal simpatico, la competitività dall’arraffoneria.
Non tutti possono assurgere al livello oggettivo di bellezza ed efficacia
che hanno riconosciutamente le cose scritte dai grandi scrittori.
Ma tutti abbiamo il dovere di scongiurare almeno le sgrammaticature,
di non storpiare la realtà con i "reality",
di non contrabbandare il truce come fosse inevitabile.

Non è tollerabile rimanga impunito
- anzi perfino accettato, fino a permeare tutta la quotidianità -
questo diffuso appiattimento alla violenza gratuita e al cattivo gusto,
alla mediocrità come costante, al mercimonio quale valore.

Scriverne non serve ad esorcizzare questi nuovi demoni.
Semmai, magari, a registrare una consapevolezza che serpeggia:
il presente è da redimere.
Ne abbiamo il diritto.

Diego Maggio

7 gennaio MMXI