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22/01/2011 10:00:59

Maxisequestro di beni, il compiacimento del Presidente Poma e del Consiglio Provinciale

di persone resisi responsabili di intrecci malavitosi a diversi livelli finalizzati in particolare a favorire i contatti, gli affari e la latitanza del boss di Castelvetrano, Matteo Messina Denaro, “numero uno” della mafia siciliana.

A nome mio personale e dell’intero Consiglio Provinciale che mi onoro rappresentare, - afferma il Presidente Poma - avverto con soddisfazione la necessità, sia da semplice cittadino che da rappresentante delle pubbliche Istituzioni, di esprimere vivo apprezzamento per l’importantissimo esito delle impegnative quanto brillanti indagini condotte dai Finanzieri del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo e del Servizio Centrale d’Investigazione sulla criminalità organizzata di Roma, su richiesta della Procura antimafia di Palermo, che hanno consentito al Tribunale di Trapani - Sezione Misure di Prevenzione di disporre il sequestro di beni (aziende commerciali, immobili, terreni, conti correnti, depositi bancari etc.) per un valore complessivo di 22 milioni di euro, intestati o riconducibili a parenti di Matteo Messina Denaro e ad altri soggetti che, grazie proprio alla disponibilità di grandi mezzi economici e finanziari, sarebbero finora riusciti a garantire la lunga latitanza del boss della mafia.
Quest’ultimo maxisequestro - prosegue Peppe Poma - fornirà un grosso contributo all’ulteriore lacerazione della rete di complicità e di possibilità operative di cui si è avvalso negli anni Matteo Messina Denaro per sfuggire alla cattura. Infatti, i soggetti colpiti dal predetto provvedimento di sequestro sono anche alcuni dei destinatari delle ordinanze di custodia cautelare emesse dalla magistratura in occasione della cosiddetta “Operazione Golem” che consentì di individuare e trarre in arresto i componenti di quell’associazione mafiosa operante nel trapanese che, oltre a favorire la latitanza di Matteo Messina Denaro, avevano assicurato la continuità degli affari economici indispensabili per la sopravvivenza della stessa organizzazione.

Sono certo che insistendo su questo percorso – conclude il Presidente del Consiglio Provinciale – sarà possibile contrastare efficacemente le strategie industriali di quella nuova consorteria mafiosa che fa capo al boss castelvetranese e che è destinata ad essere sgominata recidendo i collettori che rendono ancora redditizio lo svolgimento di talune attività imprenditoriali messe al servizio, grazie ad una visione manageriale, del business criminale.