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12/03/2011 17:38:31

La confessione ingabbiò le anime

La civiltà italiana è la guida del mondo nel Quattrocento e Cinquecento, fino al Concilio di Trento, poi il ruolo dell’Italia nella storia della civiltà s’inabissa. Il Concilio di Trento spegne la ricerca scientifica e la creazione artistica, perché condanna il libero pensiero e insegna che la perfezione sta nell’obbedienza, il perfetto cattolico è colui che rimette ad altri la gestione della propria coscienza. In un certo senso, neanche tanto sottinteso, la guida della civiltà che fino al Rinascimento era stata a gestione italiana, col Concilio di Trento passa ai Paesi della Riforma. In Italia la Controriforma crea un uomo che agisce dentro una verità rivelata, per cui appare insensata e colpevole la ricerca, e benefica l’autorità perché lui ha bisogno di guida, e si dispone al consenso verso ogni autocrate che si presenti come dotato di carisma, fino a quello che si chiamava ieri Mussolini e a quello che si chiama oggi Berlusconi. Poiché la Chiesa pretende, dice Rea, di avere le risposte a tutte le domande, chiede tutta l’obbedienza, e a partire dal Concilio di Trento «farà conoscere con notevole anticipo all’Italia (e non solo) il fascismo che si annida tra le pieghe del potere, di qualsiasi potere».
Lo strumento per esercitare il controllo sulle anime è la confessione. Ermanno Rea adotta la tesi di Adriano Prosperi, che a stroncare l’eresia in Italia non sia stata l’Inquisizione ma la confessione. Da qui parte una strada che va in direzione opposta rispetto alla Riforma: nella Riforma il fedele sta in rapporto diretto con Dio, senza intermediari, nella Controriforma l’intermediario c’è, è la Chiesa, ed è irrinunciabile. «Extra Ecclesiam nulla salus». L’Inquisizione è la struttura pratica di un fascismo che imprigiona le coscienze. Il nazismo è una tappa dello stesso itinerario, e a chi obiettasse che il nazismo s’impiantò in Germania che era uno Stato protestante, Rea oppone la tesi di Malaparte che però Hitler non era tedesco, era austriaco e aveva un’educazione cattolica.
L’influsso cattolico Rea lo avverte anche nelle associazioni criminose come mafia, camorra e ‘ndrangheta, perché i boss malavitosi «vivono il delitto come crociata e devozione», esattamente come gl’inquisitori del Sant’Uffizio. La Controriforma, incarnata ieri nel fascismo, s’incarna oggi nel berlusconismo, che è «l’esito più recente del permanente conflitto tra modernità e chiesa cattolica, tra liberalismo democratico e negazione vaticana a ogni rinnovamento sostanziale».
Piccola obiezione, che non è mia ma di una parte dei miei lettori: se Berlusconi incarna la «negazione (sia pure «cattolica») della modernità», chi incarna la modernità? Forse questa Sinistra? Ci fu una colpa del fascismo, ma anche una colpa nella non-opposizione al fascismo, e qualcuno non potrebbe oggi vedere una colpa nell’opposizione-che-non-c’è al berlusconismo? E la morale di Berlusconi è davvero coincidente con la Controriforma? Berlusconi sarebbe in linea con l’Inquisizione?
Impossibile dar conto delle tante tesi del libro, densissimo, per alcuni lettori illuminante, per altri inquietante. Con affetto fraterno confesso però a Rea che non mi crea empatia lo scrittore o giornalista che ad ogni piè sospinto dichiara che «si vergogna di essere italiano» e «ha voglia di fuggire all’estero». In una democrazia ci sono parti contrapposte, e le colpe della parte avversa non sono colpe della mia parte. E sono tanti gli italiani di cui possiamo andar fieri. Tra essi, anche Ermanno Rea.

Ferdinando Camon - in “La Stampa” del 12 marzo 2011