Dopo quello che sta accadendo in Giappone, in una terra a rischio sismico altissimo come la Sicilia non esiste parlare di nucleare. Le energie alternative non risolvono il problema energetico, ma dalle nostre parti possono essere una grande risorsa per le famiglie. Gli incentivi? Spero vengano ripristinati, altrimenti ci sarebbe da fare una marcia su Roma».
Ma il dibattito sulla decisione del governo di puntare sul nucleare a discapito delle fonti di energia rinnovabili ha coinvolto anche altri politici siciliani di primissimo piano, come il ministro per l’Ambiente Stefania Prestigiacomo e il sottosegretario e leader di Forza del Sud Gianfranco Micciché. La prima sta mediando con il collega di governo Romani per arrivare a un compromesso sui megawatt da autorizzare, mentre il secondo ha addirittura minacciato di far cadere il governo: «Non è un Paese normale quello in cui un ministro propone un provvedimento legislativo che di fatto mette in ginocchio il Sud. Se Romani non modificherà il provvedimento, ritireremo la fiducia al governo».
Una presa di posizione durissima, che fa capire quanto alta sia l’attenzione della politica sulla spinosa questione. La Sicilia, fra l’altro, ha approvato un piano energetico che prevede il via libera al piccolo e medio fotovoltaico a scapito del grande fotovoltaico e dell’eolico, scelta presa da Lombardo per disincentivare le infiltrazioni mafiose. Ma intanto migliaia di pratiche per la costruzione di nuovi impianti ad energia solare rimangono ferme negli uffici da anni e adesso rischiano di perdere gli incentivi per la lentezza della burocrazia. L’assessore Giosuè Marino ha promesso di velocizzare gli iter, ma il rischio di perdere gli incentivi diventa sempre più concreto.