l’incremento tariffario registrato in regione è stato del 7,3%, superiore a quanto registrato a livello nazionale (6,7%). A pesare, in particolare, l’escalation tariffaria registrata a Palermo (+34%, solo Treviso e Viterbo hanno fatto peggio a livello nazione) e Ragusa (+20,9%).
Inoltre, una delle città dove in assoluto l’acqua costa di più in Italia è siciliana: con una spesa di 419€, Agrigento è preceduta in questa particolare classifica solo dalle toscane Firenze, Pistoia e Prato dove il servizio arriva a costare 421€ all’anno.
Enormi le differenze di costo tra le diverse città: a Siracusa il servizio idrico integrato costa 213€ in meno che ad Agrigento, a Catania addirittura 232€ in meno.
L’indagine svolta dall’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva è stata realizzata in tutti i capoluoghi, relativamente all’anno 2009. L’attenzione si è focalizzata sul servizio idrico integrato per uso domestico (acquedotto, canone di fognatura, canone di depurazione, quota fissa o ex nolo contatori). I dati sono riferiti ad una famiglia tipo di tre persone con un consumo annuo di 192 metri cubi di acqua (in linea con quanto calcolato dal Comitato di Vigilanza sull’Uso delle Risorse Idriche), e sono comprensivi di Iva al 10%.
Nell’annuale dossier di Cittadinanzattiva, le contraddizioni del Servizio Idrico Integrato nel nostro Paese, con dati anche sulla dispersione idrica, e il punto su una riforma che in assenza di una Autorità di regolamentazione rischia di traghettare il settore da monopoli pubblici a monopoli privati.
Il commento di Antonio Gaudioso, vicesegretario generale di Cittadinanzattiva: “I cittadini chiedono responsabilità riguardo l'uso e la gestione delle risorse idriche, nella speranza di potersi presto esprimere sui due quesiti referendari. Di certo, l’escalation senza freni delle tariffe dell’acqua, che da anni registriamo in tutta Italia, giustifica ampiamente la richiesta di svincolare le tariffe all’adeguatezza della remunerazione del capitale investito. Infatti, contrariamente alle promesse ventilate in favore della privatizzazione delle acque pubbliche, in tutti i casi si è assistito, dopo alcuni mesi dall’introduzione della gestione privata, ad un aumento dei prezzi e delle tariffe. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, con la figuraccia seguita al recente stop da parte dell’Unione Europea alle deroghe per i livelli di potabilità delle acque potabili in diverse zone del Paese”.