La casa, i precari, la scuola e la ricerca, il fisco, l’informazione. L’Italia senza diritti per chi è “diverso”, magari perché omosessuale, donna o troppo giovane. L’innovazione tecnologica e l’ambiente ridotti a tema da convegno o poco più. La banda larga che rimane maledettamente stretta. L’Italia della rete libera, vissuta con sospetto dal circuito politico-mediatico. E l’abisso scavato tra le generazioni, nella patria dell’erede (per chi ha una eredità di cui godere) e del figliol precario (che non ha futuro e ancora non si è ribellato). Il Manifesto offre un affresco potente e preoccupato del presente e disegna soluzioni per il futuro, lanciando l’idea di una rivoluzione leggera. È il Manifesto degli italiani che verranno, degli italiani “prossimi”: prossimi anche perché solidali, vicini, alla pari. Rinnovati. È il Manifesto dell’era post berlusconiana, del ricambio della classe dirigente, della necessità di portare avanti le lancette dell’orologio e di interrogarsi radicalmente sull’età del paese e del mondo. Perché chi ha meno di quarant’anni spesso non si sente rappresentato da nessuno, e cresce il bisogno di qualcuno che lo voglia e lo sappia fare. Anche a costo di dare vita a un nuovo partito, il Partito dei giovani: non dei giovani dirigenti, ma dei giovani elettori. Uno scenario tra la rivolta e il sogno che può diventare realtà.
L'autore
Giuseppe Civati(Monza 1975) ha studiato a Milano, Firenze e Barcellona. Dottore di ricerca in filosofia, ha scritto e curato saggi e articoli dedicati al pensiero del Novecento e della prima età moderna. È consigliere regionale in Lombardia e membro della direzione nazionale del Partito democratico. Collabora con l’Unità e Il Post. Il suo blog è tra i più seguiti in Italia.
Per Melampo editore ha già scritto Regione straniera. Viaggio nell’ordinario razzismo padano (2009). Ha pubblicato anche: Quando cambia il tempo (Novecento media, 2010).L’amore ai tempi di Facebook (Zelig, 2009), Nostalgia del futuro (Marsilio, 2009) e il romanzoIl segreto di Alex (Limina, 2005).