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02/05/2011 04:07:35

Trivellazioni petrolifere a 12 miglia da Pantelleria

 Tra pochi giorni la compagnia petrolifera Transunion dovrebbe cominciare a sondare le acque intorno a Pozzallo (a circa 16 miglia dalle coste), mentre in estate potrebbero già partire le trivellazioni nelle acque a 13 miglia da Pantelleria, da parte della compagnia Audax. A breve dovrebbero iniziare anche le ricerche della Northern Petroleum intorno alle Egadi.


L’attività delle compagnie petrolifere non avrebbe subito alcun freno dal varo del decreto cosiddetto “anti-trivella”, fortemente voluto dal Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, ed emanato lo scorso agosto in seguito al disastro ambientale nel Golfo del Messico, causato dall’incidente sulla piattaforma Deepwater Horizon. Il decreto prevede infatti il divieto di trivellazioni off-shore ad una distanza inferiore a 12 miglia dalle aree protette e a 5 miglia dalle coste dell’intero territorio nazionale.

Molte sono le voci contrarie alle trivellazioni off-shore nel Canale di Sicilia, a partire dalle autorità locali, fino a diversi gruppi di cittadini e associazioni, riunitisi intorno al comitato “Stoppa la Piattaforma”. Due sono gli ordini di problemi rilevati da chi si oppone a queste attività: economici e ambientali. Dal punto di vista economico, le trivellazioni sarebbero convenienti solo per le compagnie petrolifere e non per lo Stato italiano perché, spiega Repubblica, “le royalty che le compagnie minerarie lasciano al territorio dove estraggono senza imporre franchigie arrivano a malapena al 4 per cento contro l'85 di Libia e Indonesia, l'80 di Russia e Norvegia, il 60 in Alaska, e il 50 per cento in Canada”.

Dall’altro lato, per comprendere i problemi di ordine ambientale, risulta molto utile uno studio realizzato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), “Biodiversità Canale di Sicilia”. Si tratta di un progetto di ricerca cominciato nel 2009 e che procederà per tutto il 2011, che ha già rilevato la presenza di numerose specie rare nell’area interessata. Nel comunicato stampa di presentazione del progetto si evidenzia come “le isole di Pantelleria, Lampedusa e Linosa rappresentino veri santuari della biodiversità”. “Queste isole – spiega Simonepietro Canese, responsabile del progetto - rappresentano un’area di incredibile ricchezza naturale, oggi a rischio visto che di recente sono state avviate trivellazioni che hanno individuato ricchi giacimenti petroliferi nella zona di Pantelleria e in altri tratti del Canale di Sicilia. L’istituzione dell’area marina protetta prevista per Pantelleria impedirebbe questo tipo di operazioni, almeno in prossimità dell’isola”. (In allegato il video realizzato dall'Ispra)

Nell’area, infatti, non è ancora stato realizzato il parco marino, all’interno del quale non potrebbero essere ammesse le piattaforme petrolifere, nonostante le stesse Nazioni Unite, attraverso la Commissione per la protezione del Mediterraneo SPAMI (Specially Protected Areas of Mediterranean Importance), abbiano rilevato la necessità di provvedere al più presto alla sua attivazione per la tutela della biodiversità e il ripopolamento delle acque in un’area per decenni interessata da una pesca intensiva fuori controllo.