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04/05/2011 09:30:46

Scrive Antonio, sugli eventi culturali a Marsala

Quand’ero studente fuori sede lì c’erano incontri ogni giorno, mi ricordo …e Marsala mi pare la stessa cosa… quanti incontri con l’autore, quante rassegne, cineforum, più cose contemporaneamente, le cose che organizza lei (complimenti per sabato, avete fatto davvero una bella cosa…),  quelle fatte dall’Amministrazione…. Eppure mi pare che siamo sempre fermi… un sacco di festival, incontri, rassegne, film, dibattiti, libri presentati, spettacoli, ma poi parlo con la gente e vedo solo cattiveria ed egoismo, la nostra città è arretrata…. A Trapani non si organizza quasi nulla eppure vivono molto meglio … non so… forse è vero che la cultura non dà pane….

Antonio

Gentile corrispondente,

è proprio vero. A Marsala si organizzano tantissime cose, rispetto alla media delle città che ci circondano: incontri, mostre, dibattiti, proiezioni. C’è a volte l’imbarazzo della scelta. Anche la nostra redazione ci mette del suo.

Segno di cultura? Non sempre. Più che altro io parlerei in molti casi di “culturalizzazione”. Che differenza c’è? Non gliela so spiegare bene a parole, ma ho seri dubbi ormai sull’effettivo valore di molte mostre che vedo in giro per la città, di alcune rassegne improvvisate, di molti incontri letterari. Non è detto che più incontri con l’autore si vedano – ad esempio – più automaticamente si diventi responsabili. Quantità non vuol dire qualità. Ecco cos’è la culturalizzazione.  Facciamo finta di occuparci di problemi importanti e sofisticati, ma in realtà (purtroppo) è un intrattenimento, il nostro. E’ la stessa differenza, per spiegarmi meglio, tra chi con convinzione pratica una seria vita all’insegna dell’ecologia e del rispetto dell’ambiente (e non perdetevi, a Trapani, la manifestazione di Rifiuti Zero dei prossimi quattro giorni, a proposito) e chi si limita a mettere  un “mi piace” nella pagina Facebook del Wwf convinto di aver fatto la sua parte per salvare il mondo.

La vera cultura, per me, è capacità di giudizio. Capacità critica. Responsabilità. E’ l’unica in grado di emanciparci e migliorarci.  E’ per questo che – nel nostro piccolo – cerchiamo sempre di organizzare incontri un po’ spiazzanti, fuori dagli schemi per luoghi, temi, svolgimento, senza ricorrere alla truppe cammellate delle scolaresche o dell’associazionismo di vario titolo e natura.

Oggi la massa vuole essere elite. Ma non vuole fare alcuno sforzo per diventarlo. Alla processione del Giovedì Santo, a Marsala, qualche giorno fa, c’erano tantissimi fotografi. Scarpe da tennis, jeans comodi, macchine fotografiche a tracollo, ricerca di pose e scatti. Molti li conoscevo, e so che sono davvero fotografi. Ma molti altri erano persone all’arrembaggio, convinte che per diventare fotografi basta una macchina digitale con il teleobiettivo. Costa solo 400 euro, ormai. Fai un centinaio di foto, e per la legge dei grandi numeri qualcuno buona ti verrà, no? che brutta parola, lo so…

Allo stesso modo si va all’incontro con l’autore, ma non si leggono i libri. Troppo faticoso.  E  ci si sente informati e partecipi di ciò che accade alla nostra comunità senza in realtà esserlo.

Date un’ambientazione culturale (San Pietro, il Carmine…) ad un incontro, sofisticate un po’ linguaggio e temi, e il marsalese sarà vostro. Convinto di “fare” cultura.  Se ci sono tagliancozzi e marsala, poi, il successo è assicurato.

Grazie dell’attenzione, e continui a seguirci.

Giacomo Di Girolamo