E’ evidente, scorrendo il testo piuttosto confuso, addirittura già superato da provvedimenti formali assunti dall’assessorato, che si tratta di un atto di accusa con fini meramente politici per tentare di delegittimare l’azione riformatrice del governo regionale impegnato a riparare i gravissimi guasti del passato nel settore della sanità.
Si tenta, in realtà, di colpire frontalmente la credibilità della classe dirigente siciliana che ha fatto fino in fondo il proprio dovere nel settore più delicato ed economicamente rilevante dell’amministrazione, adottando scelte di grande responsabilità per risanare il pauroso deficit economico e organizzativo della sanità, terreno sul quale nel passato hanno proliferato interessi clientelari, affaristici e mafiosi.
Tuttavia, se i firmatari della mozione avessero voluto legittimamente criticare e contestare l’attività politico-amministrativa dell’assessorato della Salute avrebbero dovuto utilizzare lo strumento della mozione di sfiducia al Governo - e dunque al presidente Lombardo - e non quello della mozione di censura con la quale dovrebbero stigmatizzarsi comportamenti e condotte rilevanti sul piano etico e morale, come dimostra l’unico precedente della storia dell’assemblea regionale siciliana.
Non sfugge certo ai cittadini che questa mozione di censura è firmata dai deputati del PDL, cioè del partito del presidente del Consiglio Berlusconi che con i suoi comportamenti ha devastato l’immagine e la credibilità del nostro Paese a livello internazionale facendo precipitare l’Italia in una drammatica situazione politica, economica e sociale proprio per la manifesta incapacità di fare le giuste e necessarie scelte di governo.
Né può sfuggire ai siciliani che molti dei deputati oggi firmatari della mozione di censura erano anche parlamentari nelle precedenti legislature, gli anni della sanità siciliana dei report giornalistici nazionali, del DVD “La Mafia è Bianca”, delle inchieste giudiziarie, dei fastosi anni di Villa Santa Teresa, dei rimborsi gonfiati, delle truffe, degli scandali negli acquisti, delle assunzioni clientelari, dei primariati elettorali, dei munifici extrabudget per tutto il comparto della sanità privata, dei rinvii a giudizio, dei processi e delle sentenze.
Eppure allora nessuno si è mai sognato di presentare una mozione di censura nei confronti di chicchessia!
Anzi. Il primo firmatario della mozione di censura nei miei confronti è proprio quello stesso parlamentare che dopo la prima sentenza di condanna del presidente della regione dell’epoca, con fervore, trasporto e sentimentale partecipazione, strappando l’applauso convinto ad una parte dell’Aula, ha pronunciato parole eccessive.
E’ bene che i siciliani tengano memoria di certe cose e, come ho fatto io, li invito a rivedere il filmato di quella seduta d’Aula del 24 gennaio 2008 cliccando su YOU TUBE con le parole chiave “Limoli - Cuffaro”.
E’ da questo pulpito che arriva la mozione di censura?
Ho provato come cittadino e come siciliano un senso di incredulità.
E non posso non manifestare il dubbio – che vivo da tre anni – che certe accuse, al di là del merito e della loro legittimità, siano in realtà la conseguenza di una strisciante insofferenza nei confronti del mio passato di magistrato impegnato in prima linea per vent’anni nella lotta alla mafia e di un metodo nuovo, basato sul rispetto delle regole, sulla correttezza amministrativa, sul rigore, sulla coerenza, sulla trasparenza, sulla programmazione e sul mantenimento degli impegni assunti.
E’ forse questo che fa paura a certa politica, che vuole mantenere i propri privilegi e che si oppone al cambiamento?
Da “uomo d’onore”, cioè da soggetto istituzionale che svolge le pubbliche funzioni con disciplina e onore come recita l’articolo 54 della Costituzione italiana, ho fatto tutto ciò che era possibile per onorare gli impegni assunti con il Governo nazionale con la sottoscrizione del Piano di Rientro siglato – obtorto collo - dal precedente governo regionale. Un Piano di Rientro che era stato ampiamente disatteso, tanto che i Ministeri della Salute e dell’Economia avevano sottolineato con atti formali l’incapacità di adempiere agli obblighi assunti.
C’era evidentemente negli amministratori dell’epoca la riserva mentale di poter eludere quegli impegni con la ben conosciuta tecnica - propria di una classe politica che ha depredato la Sicilia e svenduto il nostro Statuto - di recarsi a Roma con il cappello in mano per elemosinare dilazioni e finanziamenti e barattare consensi con posti di potere.
Eppure nessuno si è mai sognato di proporre una mozione di censura verso i responsabili del tempo.
Viene da sorridere, poi, a leggere nella mozione di censura che la strada del risanamento in sanità è stata tracciata sotto la gestione Lagalla.
Capisco le ragioni promozionali e forse non è un caso che adesso Lagalla – persona stimabile – sia un possibile candidato politico del PDL a sindaco di Palermo, ma è appena sufficiente rileggere cosa ha scritto il Ministero il 24 marzo 2008, appena tre mesi prima del mio insediamento: “La Regione presenta un gravissimo ritardo nell’avvio del Piano sia in termini temporali, sia con riferimento al merito delle misure adottate”.
Adesso che il Piano di Rientro è stato rispettato, che i Ministeri plaudono alla nostra azione rigorosa, che la Sicilia ha recuperato tantissimo in termini di credibilità e serietà, adesso che perfino l’Europa apprezza la nostra progettualità, adesso che il debito è stato quasi del tutto azzerato e che si è messo in moto il processo di riqualificazione della sanità, ecco, adesso arriva questa mozione di censura.
Mozione che evidentemente non tiene nemmeno in considerazione il fatto che tutte le azioni, gli atti e le decisioni assunte dall’assessorato della Salute sono monitorate e controllate trimestralmente dai rigorosi tavoli tecnici dei Ministeri della Salute e dell’Economia.
Proprio questi organismi istituzionali, che stanno accompagnando costruttivamente il nostro sistema a consolidare il percorso virtuoso già intrapreso, hanno già espresso pareri ampiamente positivi - anche sulle tematiche oggetto della mozione di censura - tanto da liberare risorse per oltre un miliardo di euro che erano state bloccate proprio in ragione delle troppe inadempienze del passato.
Viene da sorridere anche nel leggere che avrei sfruttato “sistematicamente i mezzi d'informazione per propagandare risultati inesistenti, diffondendo consapevolmente notizie false al solo fine di sfruttare l'opinione pubblica per un proprio tornaconto politico”.
Basterebbe rileggere le rassegne stampa degli ultimi anni per rendersi conto che tutto ciò non è vero.
Ci sono stati organi di stampa che hanno esercitato con rigore ma con altrettanta serenità il giusto e doveroso diritto di critica ma altri che con faziosità, presunzione e arroganza culturale, hanno cercato di delegittimarmi anche sul piano personale, dando dei fatti di cronaca e di tutto ciò che è stato fatto in tre anni, una rappresentazione molto parziale e mai scevra da pregiudizi politici.
Da uomo delle istituzioni voglio comunque cogliere quest’occasione, per quanto impropria e sbagliata, per entrare nel merito delle questioni che sono state poste. E l’ho fatto con questa memoria, nella maniera che più mi è propria: cioè facendo parlare i fatti, i numeri, le carte. Cosa che del resto avevo già fatto appena qualche mese fa, presentando a metà del mio mandato di assessore, il cosiddetto “Libro bianco della Sanità”, un lungo e dettagliato resoconto su tutta l’attività dell’assessorato che è stato già distribuito nelle sedi istituzionali, a tutti i parlamentari e scaricabile dal sito istituzionale dell’assessorato.
Abbiamo invertito la tendenza e intrapreso una strada irreversibile, abbiamo dimostrato e comunicato ai cittadini che è possibile un modello di sanità equo, accessibile a tutti, dignitoso, che metta al centro di tutto l’interesse del paziente, che punta all’efficienza e alla modernizzazione. Che privilegia la competenza e non l’appartenenza. Che recide gli sprechi e il malaffare. Che studia il fabbisogno e programma gli obiettivi. Che torna a parlare di piante organiche e di nuove assunzioni con concorsi pubblici.
Questo non significa, ovviamente, che siano stati risolti tutti i problemi o che non siano fatti errori o che personalmente non possegga mille limiti dei quali umilmente chiedo scusa: ci vuole tempo perché una riforma di natura epocale possa davvero dispiegare tutti i suoi effetti, sappiamo che c’è tanto lavoro da fare e che ci sono anche errori e comportamenti da correggere.
Ma di fronte a fatti e risultati tanto straordinari, davanti a riconoscimenti così lusinghieri rivolti alla Sicilia da tutte le istituzioni competenti, la domanda inevitabile è questa: chi ha interesse e perchè a far fare un passo indietro alla Sicilia e ai Siciliani ?
La risposta è consequenziale e i cittadini – che percepiscono al pari della buona politica il senso del nostro sforzo – sapranno riconoscere e giudicare.
E’ finito il tempo di una sanità feudale, dove ognuno curava gli interessi particolari del proprio territorio, ignorando che il sistema faceva acqua da tutte le parti.
E’ finito il tempo in cui la salute dei siciliani veniva considerata merce di scambio politico.
Diceva Giovanni Falcone, con una semplicità disarmante: “basta non fare un passo indietro per stare un passo avanti”.