Si tratta di un Ciao Mauro molto importante, perché è quello dell’anno in cui ha avuto inizio il processo Rostagno. Un processo molto atteso e fortemente voluto dai familiari di Mauro, dai suoi amici e dalla comunità trapanese, la quale, attraverso la sua parte organizzata e responsabile, ha sostenuto il lavoro di indagine della Procura Antimafia di Palermo e della Squadra Mobile di Trapani.
Con il loro impegno, questi uomini hanno rimediato, in qualche modo, alla lacerazione tra il sentire della nostra comunità e l’inerzia, il pressapochismo e i depistaggi della Procura di Trapani di allora e dei Carabinieri, a cui le indagini erano state affidate.
Per i cittadini trapanesi la matrice mafiosa è stata evidente fin dal primo momento dopo l’omicidio, e la necessità di arrivare ad una verità vera, seppure dopo tanti anni, era fortemente sentita.
Le 10.000 firme raccolte dall’associazionismo trapanese lo hanno dimostrato. Le numerose richieste di costituzione di parte civile e la grande partecipazione di popolo alla “passeggiata” con cui abbiamo accompagnato in tribunale Maddalena, lo hanno confermato.
Noi siamo fermamente consapevoli del fatto che il processo, come molto spesso accade, non ci darà una verità vera, ma siamo altrettanto consapevoli che ci consegnerà una verità storica e politica molto importante, perché su di essa la nostra comunità potrà costruire la propria memoria. Perché potremo riconoscerci su una verità storica e politica condivisa, che potrà aiutarci a fare le scelte necessarie per liberarci dalle mafie e dalle criminalità economiche.
Nel processo, finalmente, le cose si mettono tutte in fila, dall’inizio alla fine, e, come ha detto Chicca; “finalmente potrò dire quello che non avevo mai potuto dire, perché nessuno me lo aveva chiesto”.
Certo, il processo è ancora a metà strada e noi non vogliamo che sia celebrato in un altro luogo che non sia quello naturale, cioè l’aula del Tribunale.
Alcune cose però oggi sono già state accertate e altre sono state svelate.
E’ stato accertato che nei giorni e nei mesi successivi all’omicidio di Mauro, le indagini furono fatte poco e male, tanto da ipotizzare veri e propri depistaggi, sommati a cialtronerie e trascuratezza.
Abbiamo sentito un generale dei Carabinieri che allora dirigeva le indagini, affermare cose contraddittorie e, spesso, senza senso alcuno. Lo abbiamo sentito scaricare le sue enormi responsabilità sulla Procura di Trapani, definendo sé stesso un “passacarte di lusso”, e provocando con ciò anche una diffusa e sconsolata riflessione, e cioè che non merita la sua pensione d’oro, quella da generale, per l’appunto.
Abbiamo sentito un luogotenente dei Carabinieri, che veniva indicato dai suoi superiori come la “punta di diamante” degli investigatori trapanesi, comportarsi inspiegabilmente come se lui fosse di passaggio in quel nucleo investigativo, addebbitando tutte le responsabilità delle indagini non fatte o fatte male sui suoi superiori.
Abbiamo assistito ad uno squallido gioco di scaricabarile, che non può far altro che apparire quanto meno disonorevole per loro e per la divisa che portano.
Abbiamo visto come la Procura di Trapani di allora esautorò dalle indagini il capo della Squadra Mobile Germanà, il quale nell’immediatezza dei fatti, aveva indicato la matrice mafiosa del delitto. Stiamo parlando, per intenderci, della Procura del Procuratore Coci, il quale aveva l’ardire di affermare pubblicamente che a Trapani la mafia non c’era, solo perché il suo ufficio non seguiva alcuna indagine di mafia. Come non associare questo ragionamento alla vecchia storia del non vedo, non sento, non parlo?...
Il processo ancora non ha svelato perché tutto questo è accaduto, ma dall’analisi degli appunti di Mauro e dalle dichiarazioni dei pentiti, già si comprende come veniva gestito il potere. Attraverso un gioco sapiente di atti violenti, corruzione, minacce, e trasferimenti, spesso mascherati da promozioni o da delegittimazioni pilotate, il potere politico-mafioso utilizzava come camera di compensazione la loggia massonica deviata “Iside 2”.
Mauro, grazie alla sua attività giornalistica, stava comprendendo tutto questo, ed è stato ucciso da una mafia che allora sparava molto più di adesso. Tanto, come dicono i pentiti, “a Trapani avevamo i cani attaccati” e la mafia poteva spadroneggiare impunita.
Oggi non è più così, il potere politico-mafioso sarà anche più subdolo perché spara meno e agisce in modo sommerso, ma anche la società responsabile è più forte e più presente.
La vicenda di Mauro lo ha dimostrato. Questi 23 anni non sono passati invano, oggi abbiamo compreso anche noi e per questo siamo più forti di prima.
Ma siamo anche chiamati a responsabilità maggiori, come quella di vigilare e di seguire con la massima attenzione questo processo che non è soltanto un processo ad un assassino e ad un mandante, entrambi mafiosi, ma è sopratutto un processo ad un sistema di potere asfissiante da cui dobbiamo liberarci, assolutamente, per noi e per i nostri figli, per dare un futuro alla nostra comunità.
Con questo Ciao Mauro abbiamo voluto legare la nostra memoria a quella di coloro i quali, all’indomani dell’omicidio di Mauro, si organizzarono per mantenere viva nella nostra comunità la presenza di un concittadino “trapanese per scelta”, ucciso a causa della sua attività giornalistica.
Lo slogan con cui abbiamo organizzato questo Ciao Mauro, infatti, è quello dei ragazzi del “Circolo 26 settembre”, che per alcuni anni dopo l’omicidio, si occupò generosamente di fare memoria di Mauro. Ai ragazzi di quel circolo piaceva l’idea di un “pirata” che sconfiggeva i “ladroni”. Noi pensiamo che questa idea piaccia anche ai ragazzi di oggi e a tutti coloro i quali, pur non essendo anagraficamente ragazzi, continuano a coltivare l’idea che la liberazione dalle mafie e dalle criminalità economiche sia possibile.
Crediamo sia importante rappresentare il passaggio di testimonianze tra le generazioni, affinché la memoria consenta alla nostra comunità di accumulare il capitale sociale necessario per compiere il nostro cammino di liberazione.
Ci è piaciuta l’idea di affidare ai ragazzi del Liceo “Rosina Salvo” la rappresentazione canora del percorso storico della nostra comunità nazionale, che vede in Mauro Rostagno uno dei protagonisti più originali ed intelligenti. Inoltre abbiamo piacere di far conoscere il lavoro di approfondimento svolto dai ragazzi delle scuole di Erice, stimolati e guidati dai loro insegnanti e dall’Amministrazione Comunale Ericina particolarmente sensibile alle tematiche della memoria.
Abbiamo voluto rappresentare Mauro alla maniera dei cantastorie siciliani, attraverso l’antica forma del “cunto”, affidando ad un attore professionista nostro amico -Gaspare Balsamo- questo compito. Gaspare, trapanese di nascita, ha accettato con entusiasmo l’dea di rappresentare un “trapanese per scelta”, con l’ambizione di far conoscere in tutto il paese questa nostra storia. Oggi presentiamo il “primo studio” di questa che speriamo possa trasformarsi in una produzione vera e propria, in collaborazione con l’Associazione Culturale “produzionepovera” di Donatella Franciosi, e che vorremmo sostenuta “dal basso” da tutta la nostra comunità.
E, infine, abbiamo voluto presentare una fatica attesa da molto tempo: Maddalena Rostagno racconta, in un libro, di suo padre Mauro. Racconta questi anni senza di lui, mentre lei diventa grande e poi mamma.
Noi speriamo che questo libro venga letto da tanti in tutta Italia, non solo perché è importante che la vicenda umana di Mauro sia conosciuta, ma perché Maddalena ha voluto e saputo rendere onore alla parte trapanese di questa vicenda. Perché ha saputo spiegare il senso della scelta di Mauro, in continuità con le scelte precedenti, ancorché apparentemente in contraddizione con esse.
Per ultimo, ma non per importanza, un pensiero a tutte quelle persone, che ormai sono centinaia, le quali hanno reso possibile in tutti questi anni l’avventura di “Ciao Mauro”. Si tratta di ragazzi e ragazze, volontari, artisti, teatranti e musicisti che hanno prestato la loro opera in forma assolutamente gratuita, volontaria e disinteressata, per aiutare la nostra comunità a riconoscersi come tale, nel ricordo di uno dei suoi migliori cittadini.
Non è possibile citare tutte queste persone, ma vogliamo dire loro, come se fossero una persona sola,: “Sappiamo che avete fatto ciò che avete fatto, perché ritenevate giusto farlo e vi ringraziamo per questo”.
Infine, come ogni anno, la mattina del giorno 26 andremo al cimitero di Ragosia con la nostra “Cerimonia laica”. Nei pressi della tomba di Mauro lo incontreremo in maniera gioiosa perché “la lotta alla mafia è gioia di vivere”, e noi questa cosa l’abbiamo imparata grazie a Mauro.
Grazie a tutti.