I primi due interventi, effettuati a Mazara del Vallo, hanno dato esito negativo, mentre la perquisizione domiciliare effettuata a Trapani ha comportato il sequestro di una zanna di elefante lunga circa un metro, un chilo di corallo bianco ed una scatola rivestita in scaglie di materiale di origine animale per il quale, nei prossimi giorni, si provvederà alle analisi di laboratorio volte ad accertarne la composizione.
Ad intervenire, dietro segnalazione, il Nucleo Operativo Cites del Corpo Forestale dello Stato in servizio a Trapani ed il Servizio Ottavo – Cites, Unità Operativa 38 del Corpo Forestale della Regione siciliana proveniente da Palermo.
Chi in possesso di tali oggetti in data antecedente al 1992, quando cioè entrò in vigore in Italia la legge sui reati di cui alla Convenzione di Washington, era obbligato a darne comunicazione agli Uffici competenti del Corpo Forestale. Il commercio in data successiva è possibile solo se gli oggetti sono provvisti di certificato Cites rilasciato sulla base di quote di esportazione di avorio ed altri materiali di provenienza animale purtroppo ancora cacciabili nonostante il crollo delle popolazioni selvatiche.
E’ il caso proprio dell’elefante africano, al quale parrebbe appartenere la zanna rinvenuta a Trapani. I pachidermi, in circa venti anni, hanno ridotto la loro popolazione ad un quarto degli iniziali contingenti. Appena mezzo milione di animali per un bracconaggio che non conosce sosta. Le certificazioni ancora rilasciate, grazie alla facile falsificazione ed alla compiacenza delle autorità dei paesi di origine, fanno spesso da facile copertura all’avorio illegale, quello cioè opera dei bracconieri. Nel caso di Trapani, però, non è stata prodotta alcuna documentazione. I prodotti, cioè, erano tutti illecitamente detenuti.