Il dato, però, stride e crea scetticismo guardando le vicende trapanesi dei lavoratori che rischiano ogni giorno di più di finire senza occupazione. Le vertenze tra aziende e lavoratori toccano quelle imprese che negli anni sembravano garantire un lavoro certo. E sono centinaia i lavoratori a rischio oggi, e quelli che sono già forzatamente disoccupati.
Ai Cantieri navali di Trapani da quasi due anni è aperta una vertenza tra lavoratori e l’azienda. Sono 58 gli operai coinvolti nella vertenza. Da dicembre sono stati messi in cassa integrazione dal gruppo Satin. Nessuna certezza, nessun investimento o risposta rassicurante dall’amministratore delegato della Satin, Giuseppe D’Angelo. A luglio alcuni lavoratori dei cantieri navali sono saliti sulle gru come protesta per difendere il proprio diritto al lavoro. Una vertenza lunga in cui i sindacati, però, si sono fatti trovare divisi. Cgil, Cisl e Uil portano avanti le istanze di 22 lavoratori, 38 invece sono con Failms. Il rischio è quello della mobilità, anticamera del licenziamento. “Non abbiamo sottoscritto nessun accordo di mobilità”, dicono i sindacati confederali. “Non siamo schierati politicamente con nessuno” ha puntualizzato la Failms.
L’ultima categoria ad entrare in agitazione per la difesa del lavoro sono i dipendenti della Coop 25 Aprile. In ballo ci sono le possibili chiusure dei punti vendita di Alcamo, Mazara del Vallo e Palermo, a Trapani invece si rischia il taglio del personale. Da anni i dipendenti delle coop subiscono mobilità e cassa integrazione. Anche qui la situazione non è delle più promettenti. Il segretario provinciale della Filcams, Vito Gangitano, ha trovato preoccupante l’orientamento espresso dai rappresentanti dell’azienda.
Sempre nel comparto della grande distribuzione neanche i 71 dipendenti di Grande Migliore a Trapani se la stanno passando bene. Dopo uno sciopero di 4 ore qualche settimana fa hanno sottoscritto un accordo con i vertici dell’azienda per il pagamento degli arretrati. Ad ottobre, infatti, erano in agitazione per il mancato pagamento degli stipendi di luglio, agosto e settembre e della quattordicesima. Il futuro anche lì è incerto perché il piano industriale non prevede investimenti per il punto vendita trapanese.
Altri lavoratori di aziende private e pubbliche sono oggi con l’acqua alla gola per un posto di lavoro che in passato sembrava garantito sotto l’etichetta del “tempo indeterminato” oggi non più così salda. Sembrava essere finita bene, ad esempio, la vicenda della Trapani Servizi, società pubblica di proprietà del Comune di Trapani. A luglio è stato scongiurato il licenziamento di 32 lavoratori, prima ancora erano 100 a rischio. Poi sindacati e azienda hanno trovato l’accordo per un contratto di solidarietà che prevedeva la detrazione di 30 euro dalla busta paga di 152 lavoratori per far fronte all’emergenza dei 32 in mobilitazione. Pericolo scampato? No, perché il primo ottobre i lavoratori sono scesi in piazza a protestare davanti la Prefettura di Trapani proprio contro quell’accordo.
A testimonianza che il baratto, forse, non è la via migliore per risolvere la crisi dei posti di lavoro.
E poi, da non dimenticare, le 65 lavoratrici delle scuole marsalesi sballottate con la Dussman tra Trapani e Marsala. E gli oltre 400 tra docenti personale Ata già licenziati in provincia di Trapani.