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09/11/2011 05:39:01

E Garibaldi, novello Noé, si arenò sulla torre del Castello di Salemi...

Eppure l’epigrafe marmorea incisa sulla lapide che si trova affissa su una parete dell’atrio del Castello Normanno Svevo non lasciava adito a dubbi. A nulla gli valse chiedere delucidazioni al commesso. Quasi a scusarsi, l’ignaro articolista gli confermò che il biondo nizzardo, dopo avere fatto sosta per un frugale picnic a base di fave nel patio del baglio di Rampingallo, era giunto al Castello in groppa ad un cavallo bianco. E che le navi, ne era certo, si erano rimaste ancorate saldamente al porto di Marsala. Il mistero dell’ambigua iscrizione ci è stato chiarito da un noto cultore di storia cittadina. L’incisore aveva aggiunto quattro parole (“sulla torre del castello”) che stridono con il testo. Volevano solo indicare il posto dove avrebbe dovuto essere collocata la lastra. E invece, per un banale errore, sono finite a far parte incongruamente dell’epigrafe. Fino ad oggi sono risultate vane, ci ha assicurato, ogni tipo di segnalazioni al Comune. Dopo quasi due anni dalla sua collocazione, nella Città prima capitale d’Italia, rimane, a futura memoria per i posteri, la testimonianza del  prodigio garibaldino di cui, è certo, mai si troverà traccia nei libri di storia patria.
Rimanendo nella zona del Castello, segnaliamo che nessuno intervento è stato operato, fino ad oggi, da parte dell’Amministrazione per eliminare il triste spettacolo che viene offerto al visitatore con la visione degli sconsolanti effetti procurati a causa di ignobili atti vandalici e che la documentazione fotografica illustra più di mille parole. Non solo. Siamo stati capaci di spendere con determine sindacali, in occasione della visita del Presidente della Repubblica Napolitano, oltre centomila euro per piantumazione di alberi di alloro, una parte dei quali rinsecchiti. Ma non abbiamo trovato una somma ben più modesta per tentare di salvare la palma dall’attacco micidiale del punteruolo rosso. Oggi non viene nemmeno sostituita. Si preferisce lasciarla melanconicamente fare bella mostra di sé dall’alto della rocca. Altra metafora dal volto botanico, della situazione cittadina? E stiamo parlando non di una delle tante periferie della città abbandonate all’incuria, ma del centro nevralgico attorno a cui ha girato tutta la politica mediatico-culturale della Giunta Sgarbi.

Franco Lo Re