Com’è nata Wikimedia Italia e cosa si propone?
Wikimedia Italia è un’associazione culturale non profit che è nata in Italia nel 2005 grazie a una serie di utenti molto attivi in Wikipedia e negli altri progetti gestiti da Wikimedia Foundation. Sentivamo la necessità di fare qualcosa sul suolo italiano per sostenere questi progetti in cui credevamo molto. Abbiamo pensato che l’associazione ci desse un titolo più spendibile in Italia per promuovere questi progetti e magari crearne degli altri in collaborazione con altri enti. Come persona fisica a volte non ti danno molto retta, se ti presenti come associazione hai qualche possibilità in più.
Qual è l’obiettivo più significativo raggiunto da Wikimedia Italia in questi anni?
In Italia, portare Wikipedia nelle scuole. Da quest’anno ci sono due progetti attivi, uno dedicato alle scuole lombarde e un altro, appena lanciato, in collaborazione con la regione Emilia Romagna e con la Direzione regionale del Ministero della Pubblica istruzione che ci permetterà di andare in tantissime scuole a raccontare ai ragazzi come funziona Wikipedia. E attraverso Wikipedia, insegnar loro come bisogna usare il web.
Tu vivi per lavoro e per passione “in simbiosi” con il mondo dei social network. Quale in questo momento, tra quelli che conosciamo, ti sembra più in difficoltà, quello che vedi sempre meno al passo coi tempi?
Io uso Twitter, sono su Facebook, ho un account su FriendFeed, sono su Linkedin. I posti dove essere on line non mi mancano. Forse, quello che vedo più moribondo tra tutti è FriendFeed e mi dispiace moltissimo perché è un “twitter con un po’ più di 140 caratteri” che facilita molto le discussioni ma che purtroppo è stato acquisito da Facebook anni fa e sta lentamente decadendo.
Quali sono i limiti di Twitter?
In alcuni casi, la necessità di estrema sintesi.
Sì, i 140 caratteri.
Esatto, se vuoi esprimere un concetto in più di 140 caratteri non hai modo di linkare fra di loro due twitter a meno che non ri-citare il precedente. Twitter prevede che tu segua in modo molto puntuale la discussione. Se ti passa una pillola sotto gli occhi e fruisci solo di quella ti perdi metà del contenuto che si vuole raccontare. Dall’altra parte la ricerca dei contenuti. Per quanto ci siano gli hashtag e per quanto twitter mi faccia vedere quali sono gli argomenti più caldi della giornata, ci si può lavorare e costruire qualcosa di più.
Quali sono le applicazioni online, i device che vorresti consigliare a chi fa informazione sul web?
Io vivo con uno smartphone in tasca che è fantastico per tutto ciò che non riguarda il telefono in sé (visto che non prende moltissimo). Credo che sia importante avere uno strumento che mi permetta di essere connesso alla rete. Vedo tantissimi giornalisti che prendono appunti su carta, mi chiedo quante delle informazioni che hanno appuntato finiranno on line.
Quali sono, secondo te, le nuove figure lavorative di cui avrà sempre più bisogno la Rete?
Credo che avrà bisogno di persone “flessibili”, non ti posso dire che avrà bisogno di più sviluppatori o di più grafici. Non ho una visione così completa del mercato che si affaccia sul mondo della rete. So che dovranno essere delle persone flessibili perché si dovranno adattare a un mondo che è in continuo mutamento e dovranno necessariamente essere curiose per star dietro a tutte le innovazioni che arrivano.
Informazione. Quanto si può parlare di “abbuffate virtuali” e di “sobrietà dell’informazione”. In altre parole, siamo saturi di “informazioni” o siamo saturi di qualcos’altro che non è informazione?
Sicuramente ci sono tantissime informazioni in rete. Credo tuttavia che la rete sia ancora “sobria” di informazioni di alta qualità. Quelle presenti sono poche, localizzate, stanno crescendo lentamente e si può lavorare ancora molto.
Elisa Giacalone