Non sa che fare. Si guarda attorno sconsolata. Le sue compagne di gioco sono ancora attorno al pozzo e le loro allegre risate la infastidiscono.
Non ha voglia di vederle, né di stare a sentirle. Vuole solo andare via. Fuggire lontano. Mettere spazio, tanto spazio, tra lei e quanto è accaduto in quella stanza.
Vuole spingersi verso la collinetta, fino al luogo dove si erge il muretto di pietre nude, che a volte serve di recinto e di riparo a qualche piccolo gregge e dove spesso si rifugia, quando desidera restare sola con se stessa.
Ma, come muoversi se le gambe non la reggono, se il fiato le si smorza in gola?
Con fatica raggiunge il luogo desiderato cercando di non farsi notare dalle amiche: ormai non ha più niente da spartire con loro! E poi, non vuole vedere nessuno. Non vuole parlare con nessuno.
Si butta a terra, in posizione fetale, disperata: il capo racchiuso in grembo. Una frescura trasuda dal terreno umidiccio: le provoca un brivido di freddo, che le attraversa la schiena, le gambe, le braccia.
Il calore provato, prima, quando la figura angelica le si era visualizzata nella stanzetta e le aveva parlato, ora si tramuta in tremiti, in singulti, in singhiozzi.
Le lacrime le scendono copiose, forti. Piange senza ritegno. Forte.
Perché tutto questo è capitato a me, proprio a me? È una domanda a cui non riesce a dare risposta e che si pone solo ora.
Prima, non si era posta nemmeno un dubbio. Era lì serena, tranquilla, attenta, sicura. Solo un calore, che le scendeva dalla testa ai piedi e che poi le saliva fino alla gote e l’aveva fatta arrossire…… balbettare. E…… poi quelle parole, ferme, di accettazione quasi gioiosa, di accoglienza più che serena, le erano sgorgate in bocca così senza nemmeno pensate!
Non poteva essere stata lei a parlare, a dire sì, a sentirsi onorata per quell’annuncio. Un annuncio che ora le si parava davanti in tutta la sua grandezza. Enorme per una ragazzina, quasi….. una bambina ancora.
Ed ora, come affrontare una situazione del genere? Sono stata pazza, pazza! Come dirlo ai miei? Cosa dire, poi? E Giuseppe? Come dirlo a Giuseppe? Cosa mai penserà di me? Lui, un uomo così integro, sano, giusto! Cosa andrà a pensare della sua Miriam? Mi condurrà davanti agli anziani e, davanti a tutti, mi riverserà tutto il suo sdegno, tutto il suo odio.
E tutti lì, pronti, a guardare con disprezzo e a dire: la piccola Miriam incinta? Anche lei una svergognata come tante!
Che ne sarà di me? Derisa, calpestata e coperta dalle pietre lanciate da ciascun membro della comunità.
A morte la peccatrice di Nazareth, diranno! E lì, tutti a gridare il mio nome: Miriam, Miriam! Lo sento già nelle mie orecchie, il mio nome. Miriam, Miriam. Forse è mia madre che mi sta chiamando. No! Forse è il vento, come quel soffio che ho sentito attorno a me nella cameretta, poco fa.
<< Miriam, Miriam, dolce Miriam tu sei beata! >> Ancora quella voce, quasi un dolce suono, una musica che le penetra dentro, che la risolleva!
<< Beata, beata! Non maledetta! >> Miriam non fare la vittima, si impone la ragazza!
<< Non hai nulla da temere >> le aveva detto l’angelo.
Nulla da temere, si ripete Miriam: << Non temere Miriam, beata fra le donne! >>
Come un soffio, come una leggera brezza le parole risuonano sulla collinetta, formano un vortice caldo intorno a Miriam.
<< Non temere Miriam, Miriam la beata, Miriam la prescelta! >>
La ragazza respira profondamente, racchiude le parole pronunciate nello scrigno del suo cuore. Il respiro le è ritornato normale, ritmato dolcemente dai suoi battiti. Sollevata, risollevata, si rialza. Ora non è più la ragazzina di Nazareth debole e fragile, ma Miriam, la forte, la passionaria, la madre!
Un amore grande, intenso, immenso ormai l’ha presa, l’ha coinvolta per sempre.
Niente ormai potrà più smuoverla dalla decisione presa in quella stanza. Il timore è stato solo di un momento, la paura solo di un istante.
Affrontare la sua nuova vita, segnata e disegnata da una volontà più grande di lei, dalla Volontà più alta, sente che può, perché è……..amata, amata grandemente.
Un amore che ricambia con tutta se stessa, con forza, con ardore, con passione.
Dio l’ha chiamata per nome, l’ha dichiarata beata, l’ha attratta a sé.
Come resistergli e non seguirlo?
La sua, forse, sarà una strada impegnativa, un percorso doloroso, ma, come non intraprenderlo, se quest’Amore le dà sicurezza, la rende pronta a superare qualsiasi barriera, a scalare qualsiasi montagna? Come non provare?
<< Avanti, Miriam, non temere beata fra le donne! >>, si dice con enfasi: << Dio è il tuo scudo e la tua forza: ti sorreggerà sempre! >>
Natale 2011 – Pina Giacalone Teresi