Eppure il disturbo d'ansia è la diagnosi psichiatrica più ricorrente nella popolazione fino ai sedici anni d'età. La motivazione è in gran parte riferibile ai profondi cambiamenti che hanno investito la nostra società e indirettamente la famiglia, microcellula e calamita dei problemi e dei vizi sociali. Un esempio sopra tutti è il fenomeno, sempre più diffuso, delle separazioni con i problemi psicologici derivanti che investono i figli, protagonisti involontari del trauma familiare.
Cos'è l'ansia? L'ansia, in condizioni normali, è uno stato di attivazione, di carica psicologica e organica che ci consente di affrontare i problemi quotidiani con coraggio e di sperarli. L'ansia sana, infatti, è un esperienza universale che fa parte della vita e della natura umana: si manifesta già nell'infanzia, come paura dell'ignoto, ci accompagna per tutta la vita, per concludersi poi come paura di quell'ignoto che è la morte. La nostra giornata, poi, è ritmata da tensioni ansiose: la cosa importante è imparare a conviverci, a tenerle sotto controllo senza farci sopraffare. Se non provassimo mai ansia, non saremmo in grado di distinguere i pericoli e di difenderci da essi.
Se l'ansia supera certi limiti, da forza positiva e creativa si trasforma in tensione distruttiva, irragionevole, in grado di ridurre l'efficienza della persona limitandola fortemente e ponendola in una situazione di grave disagio. Si parla in questo caso di ansia nevrotica o patologica che Laughlin definisce come “tensione apprensiva o irrequietezza che nasce dal sentire un pericolo imminente ma vago e di origine sconosciuta”.
L'ansia è quindi una condizione molto simile alla paura, con la differenza che quest'ultima è una tensione apprensiva che nasce da una minaccia o da un pericolo ben chiaro alla nostra coscienza e solitamente esterni: lì davanti ai nostri occhi. L'ansia è invece una reazione eccessiva di apprensione alle possibili conseguenze di un evento. La fobia è un'eccessiva reazione apprensiva con tendenza all'evitamento nei confronti di un evento esterno, una situazione o un oggetto che non sono obiettivamente pericolosi.
Tale reazione, ovviamente, è inadeguata alla fase evolutiva del bambino. L'ansia si manifesta con risposte fisiche risposte comportamentali e risposte cognitive. Le reazioni ansiogene o fobiche ad un trauma possono essere, nei bambini, differite nel tempo.
I bambini posso soffrire di quattro pricipali disturbi d'ansia:
• il disturbo d'ansia da separazione;
• il disturbo d'ansia generalizzata;
• la fobia sociale;
• il disturbo ossessivo-complusivo.
Il disturbo d'ansia da separazione è caratterizzata da un'ansia eccessiva, patologica e da una preoccupazione non realistica che fa seguito alla separazione dalla figure di attaccamento o semplicemente all'idea di tali separazioni. La paura è che possa accadere loro qualcosa o che qualche evento drammatico comporti la separazione dei membri della famiglia. Questa paura si manifesta nella difficoltà per il bambino di dormire da solo, andare a dormire a casa di amici o parenti, svolgere le normali attività scolastiche o ricreative, ed è spesso accompagnata da malessere fisico.
Per effettuare una diagnosi è necessario che l'ansia da separazione abbia avuto la durata di almeno 4 settimane. Si riconosce poi una formadi esordio precoce, prima dei 6 anni d'età.
L'ansia o fobia sociale è un disturbo caratterizzato da eccessiva timidezza nei confronti di persone poco familiari. La timidezza diventa così intensa da rendere impossibile, per il bambino, i normali rapporti interpersonali. Il bambino appare, al di fuori della famiglia, socialmente isolato, timoroso, appartato; la paura degli incontri sociali è di un grado che va oltre i limiti normali per l'età del bambino ed è associato a problemi significativi del funzionamento sociale.
Il disturbo d'ansia generalizzata è caratterezzato da uno stato di eccessiva ansia e di preoccupazione immotivata ed irrealistica, questo stato emotivo non è collegabile a particolari stimoli ambientali. Alcune situazioni possono accentuare l'ansia: un'eccessiva tensione e preoccupazione riguardo al proprio comportamento e richiede continue rassicurazioni, senza le quali non riesce a portare a termine i propri impegni.
La preoccupazione può riguardare verifiche scolastiche, visite mediche, interrogazioni, devono però essere situazioni nelle quali può essere messa in dubbio l'adeguatezza del comportamento tenuto. La preoccupazione può anche riguardare l'arrivare tardi, l'aver sbagliato qualcosa, il non essersi comportato bene.
I sintomi sono: apprensione (preocupazione di future disgrazie, sensazione di continuo pericolo, difficoltà a concentrarsi); tensione motoria (irrequietezza, cefalea, tremore, incapacità di rilassarsi); iperattività vegetativa (sensazione di testa vuota, sudorazione, tachicardia, malessere epigastrico, capogiri, bocca secca); bisogno frequente di rassicurazione; lamentele somatiche ricorrenti.
La sindrome ossessivo-compulsiva è caratterizzata dalla presenza di ricorrenti ossessioni e compulsioni; per ossessioni s'intendono pensieri, immagini mentali o impulsi che si presentano con frequenza e persistono per lunghi periodi. Sono abbastanza comuni pensieri attinenti a paura irrazionali (esempio l'aver contratto una certa malattia) o pensieri attinenti a sensi di colpa (esempio la possibilità di far male al fratellino). Le compulsioni sono invece comportamenti che spesso accompagnano le ossessioni e che hanno lo scopo di prevenire il verificarsi di eventi temuti o di ridurre la tensione interiore.
Esempi di compulsione sono il lavarsi in continuazione le mani, i denti o il corpo; il controllare ripetutamente oggetti dell'ambiente; ripetere alcuni comportamenti rituali. Molti bambini manifestano di tanto in tanto qualcuno di questi comportamenti, ma il bambino compulsivo si distingue per la frequenza e la disfunzionalità eccessiva di certi rituali.
L'individuazione precoce di un problema d'ansia e l'attivazione di un corretto trattamento di tipo psicologico o farmacologico, è indispensabile per ridurre il rischio che si sviluppino problemi gravi in una fase successiva o che si instaurino delle patologie.
Il trattamento dei disturbi d'ansia può essere farmacologico, psicoterapeutico e, nei casi resistenti, multimodale. In prima battuta è fondamentale un approccio educativo alla sua famiglia ed eventualmente alla scuola, fornendo informazioni circa la natura del disturbo, il quadro clinico, le situazioni favorenti le crisi, la gestione degli episodi ed il trattamento. Un intervento psicoeducativo con il bambino e la famiglia è indispensabile per instaurare un'alleanza terapeutica ed una buona collaborazione per ogni forma di trattamento. In età evolutiva è particolarmente vivo il problema del rapporto tra interventi farmacologici ed interventi psicologici.
I timori ed i pregiudizi nei confronti della farmacoterapia in età evolutiva sono tanti e radicati, ma devono essere superati quando la gravità clinica è tale da ostacolare significativamente la vita quotidiana e da interferire con il futuro sviluppo del bambino. Le incertezze riguardo all'uso dei farmaci sono legate soprattutto ai tempi di maturazione dei diversi sistemi recettoriali nei bambini rispetto agli adulti ed il loro rapporto con la terapia, in particolare l'impatto dei trattamenti cronici su un sistema nervoso in fase d'evoluzione.
Bisogna inoltre tener presente che i bambini hanno un metabolismo epatico più rapido, un aumento della filtrazione renale e una minor quantità di tessuto adiposo che, nel loro insieme, determinano una più rapida eliminazione del farmaco. Pochi sono i farmaci ansiolitici attualmente autorizzati dal Ministero della salute e tra questi alcune benzodiazepine. La limitazione è dovuta soprattutto agli effetti collaterali ed indesiderati a carico delle funzioni cognitive superiori (memoria e apprendimento) ed al rischio di dipendenza.
Per quanto riguarda l'intervento psicoterapeutico, in Italia c'è una tendenza a privilegiare interventi ad orientamento psicodinamico, mentre nei paesi anglosassoni c'è una netta prevalenza d'interventi di tipo cognitivo-comportamentale.
In ogni caso, di fronte ad un grave disturbo d'ansia, la decisione riguardo al trattamento da privilegiare deve essere legata non solo alla sintomatolgia presente, ma anche al grado d'interferenza dei disturbi nello sviluppo relazionale, cognitivo ed effettivo del bambino.
Dott. Angelo Tummarello
Pediatra di famiglia
Ricercatore e divulgatore scientifico
Marsala
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