è considerata sostanzialmente contemplativa, passiva e impolitica. Il libro di Marco Mazzeo intende riscattare la melanconia alla ricerca delle potenzialità emotive di una passione apparentemente perduta.
Ritornando alle radici di un sentimento complesso (da Ippocrate e Aristotele, passando per le raffigurazioni di Aiace Telamonio) – e seguendo il cammino del pensiero filosofico nelle sue tappe fondamentali fino al Novecento –, Mazzeo riscopre una passione che si credeva legata all’azione di una sostanza specifica, la nera bile (mélaina cholḗ , da cui “melancholia”), e che era segno distintivo di stati d’animo legati all’azione, al destino di chi sperimenta cambiamenti.
La melanconia come passione potenzialmente innovativa, protagonista di una dinamica fatta di azioni e parole e vòlta al mutamento di una forma di vita. Scopriamo così in queste pagine che la storia della melanconia ha un valore paradigmatico. La tesi di Mazzeo è che il progressivo stravolgimento delle passioni melanconiche abbia coinciso con l’impoverimento della rappresentazione occidentale delle capacità innovative proprie degli esseri umani. Recuperare le potenzialità della bile nera non significa dunque semplicemente rendere giustizia a una delle passioni dell’Homo sapiens, ma riportare alla luce un sentimento capace di ricordarci che un altro mondo è possibile, senza con ciò cadere nel pregiudizio romantico di un tempo che identificava melanconia con genialità.