secondo san Paolo
Bisogna parimenti abbandonare le interpretazioni rigide della Bibbia perché, come dice San Paolo «la lettera uccide». Seguire la Bibbia alla lettera vorrebbe dire oggi avere schiavi oppure esercitare la totale supremazia dell’uomo sulla donna. L’invito rivolto a gay e lesbiche è quello di non fare del proprio essere omosessuale un punto di vista privilegiato (dice di aver sofferto leggendo le parole di Busi, così sprezzante sulla scelta del silenzio da parte di Dalla di cui lui era molto amico), e di non smarrire una dimensione antropologica dell’amore.
Numerosi i nodi emersi nel dibattito. «L’amore che ci unisce è un dono che vogliamo fare agli altri, abbiamo un bambino: come battezzarlo all’interno di una comunità che lo considera un figlio del peccato?», dice una donna. «L’omosessualità non è solo sessualità o fisiologia. Le nostre unioni non hanno valore nell’immaginario sociale. Se l’omosessualità si tace, è come se non esistesse. Se la si dichiara viene disprezzata. Cosa fare per inserirsi in una prospettiva antropologica dell’amore?». Le risposte di Mancuso invitano a scegliere sempre una dimensione «universale». «Ogni vita matura sta con un piede dentro e uno fuori l’istituzione». Ad ascoltarlo anche padre Michele, sacerdote della struttura ospitante: «Non benedirei mai le unioni gay. Noi preti, ad esempio, facciamo voto di castità – dice – ci volgiamo ad un amore più grande». Pausa lavori. I delegati vanno a pranzo. Echeggiano nell’aria fina le parole di Mancuso che promuove «una teologia dell’autenticità» : «Noi siamo passione, se si spegne la passione, si spegne anche la vita».
Delia Vaccarello - in “l'Unità” del 2 aprile 2012