Vittorio Morace: «Ricordo ancora quella riunione convocata dall'allora sindaco Fazio. C'era da salvare il Trapani, ma nessuno si faceva avanti. Fui l'ultimo ad essere interpellato e dissi che mi sarei occupato della squadra. Fazio mi diede dei calci sotto il tavolo per esprimere la sua gioia – ricorda -. Credo in questa serie B. Ci credo tantissimo, ma per me la B non è un traguardo; è una tappa intermedia. Il mio vero obiettivo è la serie A».
Roberto Boscaglia: «Se Morace vuole la A c’è da credergli. Lui è ambizioso e ha trasmesso questo suo modo di pensare anche alla squadra. Quando ho preso in mano il Trapani credevo nel suo progetto, ma non credevo che si potesse riuscire a concretizzarlo così presto. Abbiamo bruciato le tappe e in certi momenti siamo stati anche impreparati – spiega il tecnico che poi si concentra sulla tifoseri - Il tifoso è pronto a portarti alle stelle così come è pronto a buttarti giù se le cose vanno male. Quelli del Trapani bisogna capirli. Venivano da tante delusioni e ci hanno accolti con diffidenza. Ricordo ancora che alla prima partita c'erano seicento persone. Domenica ce ne saranno settemila. Domenica voglio la serie B. Deve essere la ciliegina sulla torta di una stagione lunghissima. Dopo quello che abbiamo sofferto non possiamo permetterci di sbagliare e di ripetere certi errori. Nessuno merita la B più di noi».
Giacomo Filippi: «Il nostro segreto? L'essere un gruppo nel quale il collettivo vale più del singolo. Quando siamo stati promossi in Prima Divisione nessuno ci prendeva sul serio. Sentivo dire: “arriverete ultimi, al massimo penultimi”. Oggi, invece, siamo qui. Abbiamo avuto ragione noi. Domenica siamo pronti a giocarci la storia. Come sogno questa giornata? Non lo dico perché i sogni raccontati non si avverano e io voglio che il mio si avveri».