Il numero dei matrimoni religiosi è in costante e rapida diminuzione a livello nazionale, e persino le coppie di sposi descritte dal sociologo, quasi tutte conviventi, sono distanti anni luce dal modello familiare proposto loro dal sacerdote che li segue nel corso. Non si rassegnano a rinunciare al loro punto di vista sull’amore, i rapporti sessuali, il divorzio, la vita di coppia; e questo loro punto di vista non coincide quasi mai con quello della dottrina ufficiale della Chiesa, che sentono estranea e lontana, in conflitto con la propria spiritualità autentica, con le loro convinzioni profonde. E fenomeni analoghi di dissociazione tra religione ufficiale e religione vissuta ritornano anche riguardo ai catechismi, ai funerali, ai reparti ospedalieri. Come ha spiegato Taylor, nel saggio L’età secolare, questo dipende dalla diffusione della “cultura dell’autenticità” e cioè dall’idea che, contro ogni conformismo, ognuno abbia il diritto/dovere di trovare una sua strada. Modificando così anche le “condizioni della credenza”. Come reagiscono le strutture portanti tradizionali della Chiesa cattolica a questa secolarizzazione? Parrocchie e clero, dice Marzano, possono svolgere ancora n ruolo importante nella vita civile e religiosa del Paese, ma a patto di riconoscere l’esaurimento definitivo del tradizionale modello monocratico centrato sulla figura solitaria del prete e di promuovere invece l’autonomia e l’iniziativa di laici finalmente divenuti adulti. È quello che già succede, in uno spirito davvero conciliare, in alcune parrocchie ben raccontate dall’autore. Sono una sorta di presidio sul territorio, dove i sacerdoti cercano di creare delle comunità, grazie anche a forme di dialogo costante con i ragazzi. Ma oltre a queste alternative, sembra esservi solo il declino. Dai racconti e dalle testimonianze degli intervistati, il clero ne esce come un ceto sociale in grande affanno, sempre più esiguo nei ranghi, parte di strutture obsolete e segregate come i seminari, in difficoltà nel mantenere alta la propria reputazione in una società secolarizzata che mette in discussione tutte le autorità tradizionali. Una società dell’autenticità nella quale, tra le altre cose, si tollera sempre più a fatica l’incoerenza del “predicare bene e razzolare male”, alla quale i preti sono costretti dall’obbligo del celibato. A tutte le difficoltà citate se ne aggiunge un’altra, comune a tutta la chiesa di base, al cattolicesimo delle parrocchie nel suo insieme: quella di far i conti con l’intransigenza conservatrice del pontefice e delle gerarchie romane che, amplificata quotidianamente da tutti i mezzi di informazione, spesso ostacola non poco il lavoro quotidiano dei parroci, che esige invece tolleranza e capacità di dialogo con il prossimo, anche con i tanti “lontani”. L’ultima parte del libro è dedicata a quelli che Marzano chiama i “nuovi cattolici”, ovvero i militanti di quei gruppi (i ciellini, i carismatici, i cursillos, etc.) che, dal Concilio Vaticano II in poi, si sono radicati nella Chiesa Cattolica. Marzano ha scelto di descriverne in profondità uno solo caso (il Cammino Neocatecumenale, l’organizzazione fondata dal pittore spagnolo Kiko Arguello negli anni Sessanta, nel tempo divenuta una delle più potenti ed influenti all’interno della Chiesa) mettendo in evidenze un processo di settarizzazione che risponde alle esigenze di forme nuove di autentica religiosità, ormai insoddisfatta dalle parrocchie. La diffusione del settarismo all’interno della chiesa è anche una conseguenza del rifiuto ostinato dei vertici ecclesiastici di considerare la secolarizzazione come una possibilità che potrebbe liberare il cattolicesimo di quegli orpelli che frenano la diffusione del suo messaggio religioso in un’età di secolarizzazione. Invece, dai vertici la secolarizzazione viene, spesso vanamente, combattuta e talvolta negata a tutti i costi. Persino al costo di veder trasformata l’antica Chiesa di Roma in una federazione di piccole conventicole guidate dal grande monarca romano.
Nadia Urbinati - in “la Repubblica” del 13 giugno 2012