In quel clima euforico, un bel mattino, gli automobilisti provenienti dalla vicina Gibellina videro spuntare come funghi fuori stagione ben undici variopinti cartelloni dislocati ai margini della statale. Declamavano la Città di. Salemi in tutte le salse. Salemi: di Sgarbi, demafizzata, del Museo della Mafia, Capitale provvisoria del Tibet e via vaneggiando. Un campionario risibile quanto velleitario di un pessimo provincialismo. Ma quel che è incredibile, collocati senza il rispetto delle distanze regolamentari dal tracciato stradale e senza un straccio di autorizzazioni e da mono “ignota”! E infatti, di lì a poco, ecco farsi avanti l’Anas con la richiesta di un risarcimento al Comune di 170mila euro per 18 mila euro a cartellone. Uno dei tanti contenziosi, questo, che il prefetto Falco, primus inter pares dei tre commissari straordinari, si è trovato sul tavolo. Grazie al loro silenzioso ma produttivo lavoro un accordo di conciliazione è stato siglato. Il costo di ciascun pannello sarà di 4mila euro a condizione però di essere immediatamente smantellati. Cosa che è stata fatta. Sono caduti così gli ultimi simboli del turbolento recente passato. Da oggi Salemi sarà solo quello che è sempre stata: una ridente città medievale arabo-normanna in attesa di essere valorizzata sul piano turistico e non solo. E in questa direzione troviamo davvero sconcertante che la Città, al centro come in periferia, sia in questo momento sommersa dalle sterpaglie. E non solo per un fatto turistico. Dal punto di vista igienico sanitario innanzi tutto, ma anche sul piano della sicurezza. Con le temperature estive il rischio di incendi non è da sottovalutare. Come riteniamo intollerabile lo stato di abbandono in cui versano i resti della basilichetta di San Miceli, considerata dagli storici dell’Arte come un raro esempio di edificio di culto paleocristiano nella Sicilia occidentale. Costruita probabilmente intorno alla metà del IV secolo, fu rinnovata una prima volta all’incirca un secolo dopo e successivamente sul finire del VI o agli inizi del VII, come attestano i tre strati di pavimento musivo con iscrizioni in greco e in latino, di recente è stata oggetto di un progetto di restauro. I lavori sono stati completati oltre un anno fa ma ancora del collaudo non c’è traccia. Come è buona norma nella maggior parte dei lavori pubblici in Sicilia e a Salemi. Nel frattempo il sito si trova preda di erbacce e sterpaglie. Nei giorni scorsi in occasione dell’iniziativa “Salvarte2012”, i giovani volontari salemitani dell’associazione culturale “Xaire”, con il contributo dei lavoratori socialmente utili del Comune, hanno in parte dato un ripulitura al sito. Ma non basta. Sarebbe un spreco se non si intervenisse subito per dare la possibilità di una fruizione ai potenziali turisti. Con l’intervento di restauro, finanziato dalla Regione Siciliana e costato ben 520mila euro, si è provveduto alla salvaguardia dei preziosi mosaici attraverso la realizzazione di una copertura, di un percorso lungo l'area archeologica, di un parcheggio e di una microstruttura in legno che dovrebbe essere adibito a biglietteria. Lasciare il tutto ora al degrado e alle sterpaglie ci pare un sacrilegio e in contraddizione con quanto viene sostenuto da sempre circa l’assecondamento della vocazione turistica di questa cittadina. Si potrebbe, ad esempio, riconsiderare ad una convenzione tra il Comune e la Sovrintendenza dei Beni culturali ed ambientali di Trapani per la gestione dell’area. Ma in assenza del collaudo delle opere fatte, tutto rimane nella sfera delle buone intenzioni. “Un disguido tecnico” lo ha definito il Rup dei lavori, Vito Vaiarello. Già, un disguido.
Franco Lo Re